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vita di leonardo da vinci | xiii |
Passione di maniera vecchia,1 ritrasse il detto Lodovico con Massimiliano suo primogenito, e dall’altra parte la duchessa Beatrice con Francesco altro suo figliuolo, che poi furono amendue duchi di Milano; che sono ritratti divinamente.2
Mentre che egli attendeva a questa opera, propose al duca fare un cavallo di bronzo di maravigliosa grandezza,3 per mettervi in memoria l’imagine del duca;4 e tanto grande lo cominciò e riuscì, che condur5 non si potè mai. Ecci chi ha avuto opinione (come son varj, e molte volte per invidia maligni i giudizj umani), che Lionardo, come dell’altre sue cose, lo cominciasse perchè non si finisse; perchè essendo di tanta grandezza, in volerlo gettar d’un pezzo vi si vedeva difficultà incredibile; e si potrebbe anco credere che dall’effetto molti abbin fatto questo giudizio, poichè delle cose sue ne son molte rimase imperfette. Ma, per il vero, si può credere che l’animo suo grandissimo ed eccellentissimo, per esser troppo volontaroso, fusse impedito, e che il voler cercare sempre eccellenza sopra eccellenza e perfezione sopra perfezione, ne fusse cagione; talchè l’opra fusse ritardata dal desio, come disse il nostro Petrarca.6 E nel vero quelli che veddono il modello
- ↑ È una Crocifissione di Gio. Donato Montorfano, che vi ha scritto il suo nome e l’anno 1495. † Sotto la Crocifissione del Montorfano dipinse Leonardo i ritratti di Lodovico il Moro, di Beatrice d’Este sua moglie e de’ figliuoli. Questi ritratti sono ora tanto guasti, che si possono riguardare come perduti.
- ↑ Dice il P. Gattico, citato dal P. Pino nella Storia genuina, ecc., che il Vinci aveva lavorato quei ritratti di mala voglia, e «che si sono infraciditi per essere dipinti a olio, perchè l’olio non si conserva in pitture fatte sopra muri e pietre». — * Nell’Ambrosiana si vedono i ritratti di Lodovico il Moro e di Beatrice d’Este sua moglie, dipinti a olio da Leonardo. Lodovico è d’età ancor verde, un poco magro, ma modellato egregiamente. I biondi capelli sono dipinti con estrema minuzia, ma disposti in belle masse. Ha un berretto rosso in capo, e indosso una nera veste guernita di pelle. Ritratto in busto grande quasi quanto il vivo. Beatrice è ritratta di profilo, e modellata assai finamente. I contorni un po’ duri; gli ornamenti d’oro eseguiti di colore arancio; i nastri, le perle, ecc., secondo il gusto del Van-Eyck; un po’ scure le ombre, ma distinte.
- ↑ Non mentre ch’egli attendeva a quest’opera, ma gran tempo innanzi fece Leonardo tal proposizione, e vi pose mano quasi subito arrivato a Milano. Per riprova, leggesi tra’ suoi ricordi che nel 1490 aveva ricominciato da capo il cavallo. (Amoretti, Memorie storiche cit., pag. 29).
- ↑ Del duca Francesco I Sforza, padre di Lodovico, morto nel 1466.
- ↑ Cioè compiere, terminare. Questa spiegazione l’abbiamo creduta non inutile affatto, poichè M. d’Argenville intese il verbo condurre nel significato di trasportare. Il modello restò compito; e Leonardo aveva calcolato che per gettarlo vi sarebbero bisognate 100,000 libbre di bronzo. Quando dovevasi fare questa operazione, sopravvennero al Moro le note disgrazie; indi nel 1499 sì bell’opera fu fatta bersaglio ai balestrieri guasconi, e in tal modo distrutta. Non fu dunque colpa di Leonardo se condur non si potè mai. — * Il Gerli (Disegni di Leonardo, ecc., pag. 5) fra alcuni schizzi riprodusse di questa statua equestre anche un’antica stampa, ch’egli crede intagliata da Leonardo stesso. Giuseppe Vallardi di Milano possiede ora questo vecchio intaglio di quattro schizzi di cavalli, senza piedistallo, ognuno con cavaliere in arcione, che tiene in mano il bastone del comando, e sembra in procinto di combattere. Due de’ cavalli hanno per punto di sostegno un guerriero che stramazzato al suolo cerca di salvarsi. Il foglio è composto di tre pezzi. † Questo vecchio intaglio è riprodotto dal marchese D’Adda nel suo articolo Léonard de Vinci, la gravure milanaise et Passavant, già ricordato. Alcuni, come il Waagen e lo stesso D’Adda, credono che un esempio della forma e dell’attitudine del cavallo e del cavaliere modellato da Leonardo si possa avere nella miniatura, facilmente di Fra Antonio da Monza, posta nel libro ms. di Bartolommeo Gambalonga cremonese, contenente la vita di Sforza Attendolo padre di Francesco duca di Milano. In essa miniatura è rappresentata la statua equestre del detto Sforza sotto un arco. Altri vorrebbero riconoscerlo in un disegno che è all’Ambrosiana sotto cristallo, ed altri in uno schizzo di cavallo che si vede nel codice Atlantico.
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..........Tu sai l’esser mio,
E l’amor di saper, che m’ha sì acceso,
Che l’opra è ritardata dal desio.
(Trionfo d’Amore, cap. iii).