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254 | leonardo da vinci | [§ 799 |
suo moto circumvolubile; e tanto è a voltare il corpo intorno stando fermo il lume, quanto a voltare intorno il lume ad un corpo immobile. Provasi, e sia en il corpo immobile e il lume mobile sia b, il quale si muove dal b all’a; dico che quando il lume era in b, l’ombra del globo d si estendeva dal d all’f, la quale nel muovere il lume dal b all’a si muta dall’f all’e, e così la detta ombra è mutata di quantità e di figura, perchè il luogo dov’essa si trova non è della medesima figura ch’era il luogo dond’essa si divise. E tal mutazione di figura e di quantità è infinitamente variabile, perchè se tutto il sito che prima era occupato dall’ombra è in sè per tutto vario e di quantità continua, e ogni quantità continua è divisibile in infinito, adunque è concluso che la quantità dell’ombra e la sua figura sono variabili in infinito.
Tu, pittore, non diminuire più la prospettiva de’ colori che quella delle figure, dove tali colori si generano. E non diminuire più la prospettiva lineale che quella de’ colori, ma seguita la diminuzione dell’una e dell’altra prospettiva, secondo le regole dell’ottavo e del settimo.
Ben è vero che nella natura la prospettiva de’ colori mai rompe la sua legge, e la prospettiva delle grandezze è libera, perchè vicino all’occhio si troverà un piccolo colle e da lontano una montagna grandissima, e così degli alberi ed edifici.
L’oscurità delle tenebre è integral privazione di luce, e infra la luce e le tenebre, per essere loro quantità continua, viene ad esser variabile in infinito; cioè tra le tenebre e la luce è una potenza piramidale, la quale essendo sempre divisa per metà inverso la punta, sempre il rimanente è più luminoso che la parte levata.
800. Di ombra e lume de' corpi ombrosi.
Tutte le parti dei corpi che l’occhio vede infra il lume e l’ombra hanno ad essere forte terminate di ombra e lume, e le parti volte al lume saranno confuse in modo, che infra il lume sarà poca differenza. Le parti ombrose, se non vi accade riflesso, avranno, siccome le illuminate, poca varietà dalle più o meno oscure.
801. De' corpi illuminati dall'aria senza il sole.
Delle figure ed altri corpi, veduti dall’aria senza il sole, tu farai le loro ombre colla quinta del quarto, che c’insegna che quella parte di qualunque corpo opaco sarà più illuminata, che sarà veduta da maggior parte del corpo che l’illumina. Sicchè pertanto considera tu, e tira le linee immaginative dal corpo che illumina al corpo illuminato; e guarda, chi più ne vede, più s’illumina; e qui i riflessi han poca apparenza, e questo è un modo comune a tutti gli obietti che sono sotto l’aria illuminata, quando alcun nuvolo cuopre la luce del sole, o veramente quando il sole immediate è tramontato, che il cielo ci dà un lume morto, al quale ogni