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a 689] TRATTATO DELLA PITTURA — PARTE QUINTA 217

pazione di nero rs, ed in bc in semplice bianco, ed in gb ch'è veduto dall'obietto bianco e dall'obietto nero, sarà color composto di bianco e di nero, cioè superficie di color misto.

Per la seconda parte della detta proposizione molto sarà più oscuro in g che in b, perchè g è più vicino al corpo nero rs, che non è b, e questo è manifesto per la definizione del cerchio in geometria, com'è figurato; ed oltre di questo nell'angolo b per essere il minore angolo che sia, com'è provato in geometria nell'angolo della contingenza, b non può vedere altro che l'estremo del corpo rs nel punto r, ed oltre questo si aggiunge in b la chiarezza dell'obietto bianco nm, il quale, ancorachè fosse nero, per essere più remoto dal b che g dall'rs, com'è provato, b non sarebbe mai di tanta oscurità quanto è quella del g.

Quel colore sarà veduto da più distante luogo, che sarà più remoto dal nero. E quello si dimostrerà in pari distanze di più espediti termini, il quale sarà veduto in campo più disforme in chiarezza od in oscurità di esso colore.


687. Quali colori fan più varietà di lumi alle ombre.

Infra i colori sarà maggior differenza dalle loro ombre ai loro lumi, i quali saran più simili alla bianchezza, perchè il bianco ha più chiara illuminazione e più oscura ombrosità che altro colore, benchè nè il bianco nè il nero sien nel numero de' colori.


688. Tutti i colori nelle lontane ombre sono ignoti ed indiscernibili.

Tutti i colori di lontano saranno nelle ombre ignorati, perchè la cosa che non è tocca dal principale lume non è potente a mandare di sè all'occhio per l'aria più luminosa la sua similitudine, perchè il minore lume è vinto dal maggiore.

Esempio: noi vediamo, essendo in una casa, che tutti i colori i quali sono nelle pareti delle mura si veggono chiaramente ed espeditamente quando le finestre di detta abitazione sono aperte; e se noi usciremo fuori di essa casa e riguarderemo un poco di lontano per dette finestre le pitture fatte su dette mura, in iscambio di esse pitture vedremo una continuata oscurità.


689. De' colori delle specie degli obietti che tingono di sè le superficie de' corpi opachi.

Molte sono le volte che le superficie de' corpi opachi nel tingersi de' colori de' loro obietti pigliano colori che non sono in essi obietti. Provasi: cd sia il corpo opaco, ed ab sia il suo obietto, il quale porremo che sia di color giallo, ed il corpo opaco azzurro; dico che tutta la parte

L. da Vinci — Trattato della pittura. 28