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a 499] | trattato della pittura - parte terza | 167 |
varie obliquità de’ lati e fronti delle onde, e curvità, e lor sommità, ed intervalli, trasportano i simulacri fuori del retto nostro vedere, e tortesi le rette linee de’ loro simulacri a diversi aspetti, ci mostrano confusamente le lor figure. E questo è dimostrato negli specchi flessuosi, cioè specchi misti di rettitudine, convessità e concavità.
496. Della schiuma dell’acqua.
La schiuma dell’acqua si dimostrerà di minor bianchezza, la quale sarà più remota dalla superficie dell’acqua. E questo si prova per la quarta di questo, che dice: il natural colore della cosa sommersa si trasmuterà più nel colore verde dell’acqua, la quale ha maggior somma di acqua sopra di sè.
La prospettiva è briglia e timone della pittura.
La grandezza della figura dipinta dovrebbe mostrare a che distanza essa è veduta.
Se tu vedi una figura grande al naturale, sappi che essa si dimostra essere appresso all’occhio.
Sempre l’umbilico è nella linea centrale del peso che è da esso umbilico in su, e così tien conto del peso accidentale dell’uomo, come del suo peso naturale. Questo si dimostra nel distendere il braccio, che il pugno posto nel suo estremo fa l’ufficio che far si vede al contrappeso posto nell’estremo della stadera; onde per necessità si gitta tanto peso di là dall’umbilico, quanto è il peso accidentale del pugno; ed il calcagno da quel lato convien che s’innalzi.
499. De’ dieci uffici dell'occhio, tutti appartenenti alla pittura.
La pittura si estende in tutti i dieci uffici dell’occhio, cioè: tenebre, luce, corpo, colore, figura, sito, remozione, propinquità, moto e quiete, de’ quali uffici sarà intessuta questa mia piccola opera, ricordando al pittore con che regola e modo deve imitare colla sua arte tutte queste cose, opera di natura ed ornamento del mondo.