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164 leonardo da vinci [§ 489

489. Del figurare le quattro cose de’ tempi dell’anno, o partecipanti di quelle.

Nell’autunno farai le cose secondo l’età di tal tempo, cioè nel principio cominciano ad impallidir le foglie degli alberi ne’ più vecchi rami, più o meno secondo che la pianta è in luogo sterile o fertile, ed ancora più pallide e rosseggianti a quelle specie d’alberi, i quali furono i primi a fare i loro frutti; e non fare come molti fanno, tutte le sorta degli alberi, ancorachè da te sieno egualmente distanti, di una medesima qualità di verde. Così dicendo de’ prati, come delle piante ed altre qualità di terreni e sassi, e pedali delle predette piante, varia sempre, perchè la natura è variabile in infinito, non che nelle specie, ma nelle medesime piante troverà varî colori, cioè nelle vimene son più belle e maggiori le foglie che negli altri rami. Ed è tanto dilettevole natura e copiosa nel variare, che infra gli alberi della medesima natura non si troverebbe una pianta che appresso somigliasse all’altra, e non che le piante, ma i rami, o foglie, o frutti di quelle, non si troverà uno che precisamente somigli a un altro; sicchè abbi tu avvertenza, e varia quanto più puoi.


490. Del vento dipinto.

Nella figurazione del vento, oltre al piegar de’ rami ed al rovesciar foglie inverso l’avvenimento del vento, si deve raffigurare i rannugolamenti della sottil polvere mista con l’intorbidata aria.


491. Del principio di una pioggia.

La pioggia cade infra l’aria, quella oscurando con livida tintura, pigliando dall’uno de’ lati il lume del sole, e l’ombra dalla parte opposita, come si vede fare alle nebbie; ed oscurasi la terra, a cui da tal pioggia è tolto lo splendor del sole; e le cose vedute di là da essa sono di confusi ed inintelligibili termini, e le cose che saranno più vicine all’occhio saranno più note; e più note saranno le cose vedute nella pioggia ombrosa, che quelle della pioggia illuminata. E questo accade perchè le cose vedute nelle ombrose pioggie solo perdono i lumi principali; ma le cose che si vedono nelle luminose perdono il lume e le ombre, perchè le parti luminose si mischiano con la luminosità dell’illuminata aria, e le parti ombrose sono rischiarate dalla medesima chiarezza della detta aria illuminata.1


  1. Nota nel codice: «Era a mezzo questo capitolo una città in iscorto, sopra della quale cadeva una pioggia rischiarata a loco a loco dal sole, tocca d’acquarella, cosa bellissima da vedere, pur di man propria dell’autore».