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riguardatore che non è l’uomo che in quella mostri voler entrare. Abbiamo veduto i portici carichi d’uomini, e le colonne di quelli sostenitrici essere nel pugno ad un uomo che ad una di esse si appoggiava ad uso di sottil bastone; e così altre simili cose sono molto da essere schivate.


420. Corrispondano i corpi, sì per grandezza come per ufficio, alla cosa di cui si tratta.

Questa proposizione è prima definita che proposta; adunque leggerai di sopra.


421. De’ termini de’ corpi detti lineamenti, ovvero contorni.

Sono i termini de’ corpi di tanto minima evidenza, che in ogni piccolo intervallo che s’interpone infra la cosa e l’occhio, esso occhio non comprende l’effigie dell’amico o parente, e non lo conosce, se non per l’abito, e per il tutto riceve notizia del tutto insieme con la parte.


422. Degli accidenti superficiali che prima si perdono per le distanze.

Le prime cose che si perdono nel discostarsi dai corpi ombrosi sono i termini loro; secondariamente in più distanza si perdono le ombre che dividono le parti de’ corpi che si toccano; terzo, la grossezza delle gambe da piè, e così successivamente si perdono le parti più minute, di modo che a lunga distanza solo rimane una massa ovale di confusa figura.


423. Degli accidenti superficiali che prima si perdono nel discostarsi de’ corpi ombrosi.

La prima cosa che de’ colori si perde nelle distanze è il lustro, loro parte minima, e lume de’ lumi; la seconda è il lume, perchè è minore dell’ombra; la terza sono le ombre principali; e rimane nell’ultimo una mediocre oscurità confusa.


424. Della natura de’ termini de’ corpi sopra gli altri corpi.

Quando i corpi di convessa superficie termineranno sopra altri corpi di egual colore, il termine del convesso parrà più oscuro che il corpo che col convesso termine terminerà. Il termine delle aste equigiacenti parrà in campo bianco di grande oscurità, ed in campo oscuro parrà più che altra sua parte chiaro, ancorachè il lume che sopra le aste discende sia sopra esse aste di egual chiarezza.