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a 411] trattato della pittura - parte terza 137

e se la figura sarà in casa, fa gran differenza dai lumi alle ombre, ed ombra per terra; e se tu vi figuri finestra impannata ed abitazione bianca, fa poca differenza dai lumi alle ombre; e se essa è illuminata dal fuoco, fa i lumi rosseggianti e potenti, e scure le ombre, e lo sbattimento delle ombre per i muri o per terra sia terminato; e quanto più l’ombra si allontana dal corpo, tanto più si faccia ampia e magna; e se detta figura fosse illuminata parte dal fuoco e parte dall’aria, fa che il lume causato dall’aria sia più potente, e quello del fuoco sia quasi rosso, a similitudine del fuoco. E sopratutto fa che le tue figure dipinte abbiano il lume grande e da alto, cioè quel vivo che tu ritrarrai, imperocchè le persone che tu vedi per le strade tutte hanno il lume di sopra; e sappi che non vi è tuo gran conoscente che, dandogli il lume di sotto, tu non duri fatica a riconoscerlo.


409. Dove deve star quello che risguarda la pittura.

Poniamo che ab sia la pittura veduta, e che d sia il lume. Dico che se tu ti porrai infra c ed e, comprenderai male la pittura, e massime se sarà fatta ad olio, o veramente verniciata, perchè avrà lustro, e sarà quasi di natura di specchio, e per questa cagione quanto più ti accosterai al punto c, meno vedrai, perchè quivi risaltano i raggi del lume mandato dalla finestra alla pittura; e se ti porrai infra e e d, quivi sarà bene operata la tua vista e massime quanto più t’appresserai al punto d, perchè quel luogo è meno partecipante di detta percussione de’ raggi riflessi.


410. Come si deve porre alto il punto.

Il punto dev’essere all’altezza dell’occhio di un uomo comune, e l’ultimo orizzonte della pianura che confina col cielo dev’esser fatto all’altezza d’esso termine della terra piana col cielo, salvo le montagne, che sono libere.


411. Che le figure piccole non debbono per ragione esser finite.

Dico che se le cose appariranno di minuta forma, ciò nascerà dall’essere dette cose lontane dall’occhio; essendo così, conviene che infra l’occhio e la cosa sia molt’aria, e la molt’aria impedisce l’evidenza della forma d’essi obietti, onde le minute particole d’essi corpi saranno indiscernibili e non conosciute. Adunque tu, pittore, farai le piccole figure solamente accennate e non finite, e se altrimenti farai, sarà contro gli effetti della natura tua maestra. La cosa rimane piccola per la distanza grande che è fra l’occhio e la cosa; la distanza grande rinchiude dentro di sè molt’aria, la molt’aria fa in sè grosso corpo, il quale impedisce e toglie all’occhio le minute particole degli obietti.


L. da VinciTrattato della pittura. 18