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a 314] | trattato della pittura - parte terza | 111 |
311. De’ piegamenti.
Tanto quanto l’uno de’ lati de’ membri piegabili si farà, più lungo, tanto la sua parte opposita sarà diminuita. La linea centrale estrinseca de’ lati che non si piegano, de’ membri piegabili, mai diminuisce o cresce di sua lunghezza.
312. Della equiponderanza.
Sempre la figura che sostiene peso fuor di sè e della linea centrale della sua quantità, deve gittar tanto peso naturale od accidentale dall’opposita parte, che faccia equiponderanza de’ pesi intorno alla linea centrale che si parte dal centro della parte del piè che si posa, e passa per tutta la soma del peso sopra essa parte de’ piedi in terra posata. Vedesi naturalmente uno che piglia un peso dall’uno de’ bracci gittar fuori di sè il braccio opposito; e se quello non basta a far l’equiponderanza, vi porge tanto di peso di se medesimo piegandosi, che si fa sufficiente a resistere all’applicato peso. Si vede ancora in uno che sia per cadere riverso su l’uno de’ suoi lati laterali, che sempre getta fuori il braccio dall’opposita parte.
313. Del moto umano.
Quando tu vuoi fare l’uomo motore d’alcun peso, considera che i moti debbono esser fatti per diverse linee, cioè o di basso o in alto con semplice moto, come fa quello che chinandosi piglia il peso che rizzandosi vuole alzare, o quando vuole strascinarsi alcuna cosa dietro, ovvero spingere innanzi, o vuol tirare in basso con corda che passa per carrucola. Qui si ricorda che il peso dell’uomo tira tanto quanto il centro della gravità sua è fuori del centro del suo sostentacolo; a questo s’aggiunge la forza che fanno le gambe e la schiena piegate nel suo rizzarsi.
Ma non si scende o sale, nè mai si cammina per nessuna linea, che il piè di dietro non alzi il calcagno.
314. Del moto creato dalla distruzione del bilico.
Il moto è creato dalla distruzione del bilico, cioè dalla inegualità, imperocchè nessuna cosa per sè si muove che non esca dal suo bilico, e quella si fa più veloce, che più si rimuove dal detto suo bilico.