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prefazione xv

che primi incoraggiarono l’Unione cooperativa editrice, e le consigliarono la riproduzione del libro della pittura di Leonardo.

Queste cose sulle intenzioni degli editori volevano esser dette sul bel principio, perchè questa ristampa venga giudicata per quello che è, non per quello che altri forse avrebbe potuto desiderare che fosse. Leonardo scrisse questo libro della pittura verso il 1498 per la scuola che Lodovico Sforza aveva fondata a Milano, dalla quale uscì quella bella schiera di pittori e scultori che fiorì per assai tempo in Lombardia, mantenendo sempre il suo carattere che partecipa insieme della scuola toscana del quattrocento e della romana di Raffaello e dei suoi imitatori. Chi volesse peraltro paragonare la scuola di Leonardo all’Accademia fondata più tardi dai Caracci a Bologna, troverebbe nel confronto che le differenze sono assai maggiori delle somiglianze. I Caracci intendevano di ritardare con norme convenzionali la decadenza dell’arte; mentre Leonardo mirava a dare all’arte fiorente il sussidio della scienza. E scienziato, nel senso che allora poteva darsi a questa parola, era veramente Leonardo, il quale col genio inventivo di cui era dotato, nelle sue osservazioni sui fatti naturali, anticipò alcune delle scoperte moderne. Questo libro della pittura, come gli altri sulla prospettiva e sulla luce e sulle ombre, sono raccolte di precetti pratici dedotti con grande acutezza dai teoremi della geometria, dell’ottica e della meccanica, scienze non formate ai suoi tempi in corpo di dottrina, ma che egli intravvedeva in embrione cogli occhi della mente.

Si dirà forse che tutti questi precetti riguardano piuttosto la parte tecnica che il concetto dell’arte; ma è appunto la parte tecnica che può formar soggetto d’insegnamento, mentre tutto quello che è idealità e sentimento, se l’artefice non l’ha dentro di sè, nessun maestro sarà capace d’insegnarglielo. Leonardo applicava alle sue opere gli inse-