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86 | leonardo da vinci | [§ 222 |
l’occhio vedesse l’aria per la linea ps, la quale gli parrà più chiara, per esser maggior grossezza d’aria per la linea ps che per la linea pr; e se tal occhio s’inclina all’orizzonte, vedrà l’aria quasi al tutto privata d’azzurro; la qual cosa seguita, perchè la linea del vedere penetra molto maggior somma d’aria per la rettitudine pd che per l’obliqua ps. E così s’è persuaso il nostro intento.
223. Delle cose specchiate nelle acque de’ paesi, e prima dell’aria.
Quell’aria sola sarà quella che darà di sè simulacro nella superficie dell’acqua, la quale rifletterà dalla superficie dell’acqua all’occhio infra angoli eguali, cioè che l’angolo dell’incidenza sia eguale all’angolo della riflessione.
224. Diminuzione de’ colori pel mezzo interposto infra loro e l’occhio.
Tanto meno dimostrerà la cosa visibile del suo natural colore, quanto il mezzo interposto fra essa e l’occhio sarà di maggior grossezza.
225. De’ campi che si convengono alle ombre ed ai lumi.
I campi che si convengono ai termini illuminati od ombrati di qualunque colore, quelli faranno più separazione l’uno dall’altro, i quali saranno più varî, cioè che un colore oscuro non deve terminare in altro colore oscuro, ma molto vario: cioè bianco o partecipante di bianco, e similmente il colore bianco non terminare mai in campo bianco, ma quanto puoi oscuro o traente all’oscuro.
226. Come si deve riparare quando il bianco termina in bianco o l’oscuro in oscuro.
Quando il colore d’un corpo bianco s’abbatte a terminare in campo bianco, allora o i bianchi saranno eguali, o no: e se saranno eguali, allora quello che ti è più vicino si farà alquanto oscuro nel termine che egli fa con esso bianco: e se tal campo sarà men bianco che il colore che in lui campeggia, allora il campeggiante spiccherà per se medesimo dal suo differente senza altro aiuto di termine oscuro.