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a 186] trattato della pittura - parte seconda 75

venir suole, i quali vogliono che ogni minimo segno di carbone sia valido. E questi tali ponno bene acquistare ricchezze, ma non laude della loro arte, perchè molte sono le volte che l’animale figurato non ha i moti delle membra appropriati al moto mentale, ed avendo egli fatta bella e grata membrificazione ben finita, gli parrà cosa ingiuriosa a trasmutare esse membra più alte, o basse, o più indietro che innanzi. E questi tali non sono meritevoli di alcuna laude nella scienza. Or non hai tu mai considerato poeti componitori de’ lor versi, ai quali non dà noia il fare bella lettera, nè si curano di cancellare alcuni di essi versi, rifacendoli migliori? Adunque, pittore, componi grossamente le membra delle tue figure, e attendi prima ai movimenti appropriati agli accidenti mentali degli animali componitori dell’istoria che alla bellezza e bontà delle loro membra. Perchè tu hai a intendere che, se tal componimento inculto ti riuscirà appropriato alla sua intenzione,1 tanto maggiormente satisfarà, essendo poi ornato della perfezione appropriata a tutte le sue parti. Io ho già veduto ne’ nuvoli e muri macchie che m’hanno desto a belle invenzioni di varie cose, le quali macchie, ancorachè integralmente fossero in sè private di perfezione di qualunque membro, non mancavano di perfezione ne’ loro movimenti o altre azioni.


186. Dell’accompagnare i colori l’uno con l’altro, in modo che l’uno dia grazia all’altro.

Se vuoi fare che la vicinità di un colore dia grazia all’altro che con quello confina, usa quella regola che si vede fare ai raggi del sole nella composizione dell’arco celeste, per altro nome iris, i quali colori si generano nel moto della pioggia, perchè ciascuna gocciola si trasmuta nella sua discesa in ciascuno de’ colori di tale arco, come sarà dimostrato al suo luogo. Ora attendi, che se tu vuoi fare un’eccellente oscurità, dàlle per paragone un’eccellente bianchezza, e così l’eccellente bianchezza farai con la massima oscurità; ed il pallido farà parere il rosso di più focosa rossezza che non parrebbe per sè in paragone del paonazzo; e questa tal regola sarà più distinta al suo luogo. Resta una seconda regola, la quale non attende a fare i colori in sè di più suprema bellezza che essi naturalmente sieno, ma che la compagnia loro dia grazia l’uno all’altro, come fa il verde al rosso, e il rosso al verde, come fa il verde con l’azzurro. Ed evvi un’altra regola generativa di disgraziata compagnia, come l’azzurro col giallo, che biancheggia, o col bianco e simili, i quali si diranno al suo luogo.


  1. Nel codice: «invenzione».