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a 72] trattato della pittura - parte seconda 43

70. Come il pittore non è laudabile s’egli non è universale.

Alcuni si può chiaramente dire che s’ingannano, i quali chiamano buon maestro quel pittore il quale solamente fa bene una testa o una figura. Certo non è gran fatto che, studiando una sola cosa tutto il tempo della sua vita, non ne venga a qualche perfezione; ma conoscendo noi che la pittura abbraccia e contiene in sè tutte le cose che produce la natura, e che conduce l’accidentale operazione degli uomini, ed in ultimo ciò che si può comprendere cogli occhi, mi pare un tristo maestro quello che solo una figura fa bene. Or non vedi tu quanti e quali atti sieno fatti dagli uomini? Non vedi tu quanti diversi animali, e così alberi ed erbe e fiori e varietà di siti montuosi e piani, fonti, fiumi, città, edifizi pubblici e privati, strumenti opportuni all’uso umano, varî abiti ed ornamenti ed arti? Tutte queste cose appartengono di essere di pari operazione e bontà usate da quello che tu vuoi chiamare buon pittore.


71. Della trista suasione di quelli che falsamente si fanno chiamare pittori.

Vi ha una certa generazione di pittori, i quali per loro poco studio bisogna che vivano sotto la bellezza dell’oro e dell’azzurro. Con somma stoltizia allegano costoro non mettere in opera le buone cose per tristi premî, e che saprebbero ancora loro far bene come un altro quando fossero ben pagati. Or vedi gente stolta! Non sanno questi tali tenere qualche opera buona dicendo: questa è da buon premio, e questa è da mezzano, e questa da sorte, e mostrare d’avere opere d’ogni premio?


72. Come il pittore dev’esser vago di udire, nel fare dell’opera, il giudizio di ognuno.

Certamente non è da ricusare mentre che l’uomo dipinge il giudizio di ciascuno, perocchè noi conosciamo chiaro che l’uomo, benchè non sia pittore, avrà notizia della forma dell’altro uomo, e ben giudicherà s’egli è gobbo o s’egli ha una spalla alta o bassa, o s’egli ha gran bocca o naso od altri mancamenti. Se noi conosciamo gli uomini poter con verità giudicare le opere della natura, quanto maggiormente ci converrà confessare questi poter giudicare i nostri errori, chè sappiamo quanto l’uomo s’inganna nelle sue opere; e se non lo conosci in te, consideralo in altrui, e farai profitto degli altrui errori. Sicchè sii vago con pazienza udire l’altrui opinione; e considera bene e pensa bene se il biasimatore ha cagione o no di biasimarti; e se trovi di sì, racconcia, e se trovi di no, fa vista di non l’avere inteso; o, s’egli è uomo che tu stimi, fagli conoscere per ragione ch’egli s’inganna.