Pagina:Leonardo - Trattato della pittura, 1890.djvu/103

a 36] trattato della pittura - parte prima 29


Manca la scultura della bellezza de’ colori, manca della prospettiva de’ colori, manca della prospettiva e confusione de’ termini delle cose remote all’occhio; imperocchè così farà cogniti i termini delle cose propingue come delle remote; non farà l’aria interposta infra l’obietto remoto e l’occhio occupare più esso obietto che l’obietto vicino; non farà i corpi lucidi e trasparenti come le figure velate che mostrano la nuda carne sotto i veli a quella anteposti; non farà la minuta ghiaia di varî colori sotto la superficie delle trasparenti acque.

La pittura è di maggior discorso mentale che la scultura, e di maggiore artificio; conciossiachè la scultura non è altro che quel ch’ella pare, cioè nell’essere corpo rilevato, e circondato di aria, e vestito da superficie oscura e chiara, come sono gli altri corpi naturali; e l’artificio è condotto da due operatori, cioè dalla natura e dall’uomo; ma molto è maggiore quello della natura; conciossiachè s’ella non soccorresse tale opera con ombre più o meno oscure, e con i lumi più o men chiari, tale operazione sarebbe tutta di un colore chiaro e scuro a similitudine di una superficie piana. E oltre questo vi si aggiunge l’adiutorio della prospettiva, la quale co’ suoi scorti aiuta a voltare la superficie muscolosa de’ corpi a’ diversi aspetti, occupando l’un muscolo l’altro con maggiore o minore occupazione. Qui risponde lo scultore e dice: s’io non facessi tali muscoli, la prospettiva non me li scorterebbe; al quale si risponde: se non fosse l’aiuto del chiaro e scuro, tu non potresti fare tali muscoli, perchè tu non li potresti vedere. Dice lo scultore ch’egli è esso che fa nascere il chiaro e lo scuro col suo levare dalla materia sculta; rispondesi, che non egli ma la natura fa l’ombra, e non l’arte, e che s’egli scolpisse nelle tenebre, non vedrebbe nulla, perchè non vi è varietà, nè anco nelle nebbie circondanti la materia sculta con eguale chiarezza, non si vedrebbe altro che i termini della materia sculta ne’ termini della nebbia che con lei confina. E dimando a te, scultore, perchè tu non conduci opere a quella perfezione in campagna, circondate da uniforme lume universale dell’aria, come tu fai ad un lume particolare che di alto discenda alla luminazione della tua opera? E se tu fai nascere l’ombra a tuo beneplacito, nel levare della materia, perchè non la fai medesimamente nascere nella materia sculta al lume universale, come tu fai nel lume particolare? Certo tu t’inganni, chè egli è altro maestro che fa esse ombre e lumi, al quale tu famiglio però pari la materia dov’egli imprime essi accidenti. Sicchè non ti gloriare delle altrui opere; a te sol bastano le lunghezze e grossezze delle membra di qualunque corpo e le loro proporzioni, e questa è tua arte; il resto, ch’è il tutto, è fatto dalla natura, maggior maestro di te. Dice lo scultore che farà di basso rilievo, e che mostrerà per via di prospettiva quel che non è in atto; rispondesi, che la prospettiva è membro della pittura, e che in questo caso lo scultore si fa pittore, come si è dimostrato innanzi.