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FUSI E FILA 81

che perseguitava uomini come don Aurelio, sale della Terra? Subito sentì sopra di sè lo sguardo severo dello stesso don Aurelio, del perseguitato mansueto ai suoi persecutori; e quell’impeto di ribellione cadde. Lasciare però di combattere per la Chiesa contro i nemici di lei, incrociare le braccia davanti al conflitto: questa non era una tentazione, questo era un consiglio buono, da seguire. E che fare, allora, nel mondo? Dimenticarlo, il mondo, farsi eleggere medico condotto, perchè no?, in un bel paese perduto fra le montagne, comporsi un focolare di amore, non sarebbe la felicità? Chiuse gli occhi, immaginò due braccia morbide che gli cingevano il collo, due labbra che s’imprimevano sulle sue, due roventi labbra che gli si affondavano nell’anima, le labbra di una giovinetta semplice, dallo spirito gentile, punto Sfinge, ch’egli stesso formerebbe al senso delle cose belle e dell’alto Divino, all’amore squisito. Riaperse gli occhi, sospirando, nel gran verde. Le ombre mosse lentamente, in qua e in là, sull’erba fiorita, le voci lievi del vento, il tremolio brillante dei pioppi nel prossimo valloncello non gli erano stranieri come prima, lo blandivano di un assenso pio. Vide don Aurelio uscire dalla villa, guardare in su, movere verso lui. Si alzò, gli discese incontro. Don Aurelio parve sorpreso di vederlo solo.

«E la signorina?» diss’egli.

Massimo rispose che l’aveva pregata di non incomodarsi per lui. Si affrettò a soggiungere, che, rimasto solo, aveva pensato ai casi proprii. Era risoluto di lasciare la Montanina quella sera stessa. Sperava ancora nella camera del protestante. Don Aurelio rispose, dolente ma fermo, di avere promesso proprio allora al signor Marcello ch’egli resterebbe alla Montanina un paio di settimane almeno, se non tutto il tempo di cui aveva prima disposto per Lago di Velo. Massimo re-