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68 CAPITOLO SECONDO

ignaro del profondo cuore di lei, ne fu alla sua volta commosso di riconoscenza, come se quella buona volontà si fosse accesa solamente per lui.


III.


Massimo discese da Sant’Ubaldo col cuore amaro per don Aurelio, non dubitando, come Carnesecca, che occasione del colpo fosse stata l’ospitalità concessa al propagandista luterano. E si domandava con pena dove potesse il suo povero amico trovare appoggio. Se il povero prete dovesse andarne randagio in cerca di un’altra diocesi, non lo seguirebbero le calunnie dappertutto? Non troverebbe dappertutto malvolere, o diffidenza, o timidezza?

Appena toccato il cancello della Montanina, un’ansia differente gli salì dentro questa e lo soverchiò. Pensò all’incontro imminente colla signorina, desiderandolo e temendolo. La scena, intorno alla villa bianca, di verdi rive, di alberi lentamente mossi dal vento, di ruscelli mormoranti, di rose arrampicate ai massi o pendenti a ciuffi, sull’acqua corrente, aveva per lui un’anima segreta di pauroso incanto. Invece di movere diritto alla villa, prese a sinistra, passò il drappello di pioppi, il ponte quasi affogato nelle rose, andò lungo la Riderella fino ai noci, dove un picciol salto dell’acqua canta presso alle ombre. Poi si domandò con impazienza la qualità del suo turbamento per una creatura non mai veduta. Non trovò risposta. Invece gli si riaffacciarono le due fotografie colla domanda: quale delle due vedrò? L’idea di vedere il viso marmoreo dagli occhi bassi gli fece paura. Si alzò dal sedile e si avviò alla villa, cercando penetrarsi d’indifferenza. Non incontrò nessuno; nè