Pagina:Leila (Fogazzaro).djvu/63


FUSI E FILA 51


«Lúzia.»

Distese il braccio con un maestoso e lento girar della mano fino a mostrarne alto il palmo verso l’uscio; e proseguì:

«Andate pure a fare i vostri mistieri.»

La vecchietta se n’andò, ripetendo «vago vago», e il palmo levato ricadde, con un gran colpo sordo, sulle coltri.

«La buona donna soffriva della mia naturale impazienza.»

Così dicendo, il signor Ismaele Pestagran soffiò forte per le narici e strinse i suoi piccoli occhi in due faville nere. Si accorse di Massimo entrato alle spalle di don Aurelio e si recò ancora la mano al berretto da notte.

«Questo signore?...»

Non pareva contento della presenza di «questo signore.» Massimo capì e si affrettò a ritirarsi. Carnesecca, vedendolo movere verso l’uscio, gli disse solamente «scusi!» Nello stesso tempo, donna Fedele, che lo aspettava sul pianerottolo della scala, lo invitò a scendere con lei. Accadeva qualche cosa che Massimo doveva sapere. Mentre don Aurelio stava celebrando, era venuto il sagrestano di Velo con una lettera dell’arciprete. Aveva lasciato la lettera e parlato colla Lúzia, la quale poi si era espressa con Ismaele così: «Coi vostri malegnazi libri, vu andarì all’inferno e mi me farì andar per carità.» Non aveva voluto spiegarsi di più ma Ismaele era convinto che i preti di Velo volevano cacciare don Aurelio da Lago per causa sua. Massimo domandò se vi fosse realmente questo pericolo. Come saperlo? La Lúzia aveva portato il messaggio dell’arciprete nello studio del padrone e don Aurelio non vi era ancora entrato. Ma donna Fedele che ne pensava? Donna Fedele temeva moltissimo. Forse per confidenze di don Aurelio? Nemmen per sogno. Don Aurelio non