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CAPITOLO SECONDO.
Fusi e fila.
I.
La mattina seguente Massimo discese in salone alle sei e mezzo, con grande sgomento del domestico Giovanni che lasciò di strofinare, fra un gran disordine di mobili, l’impiantito e corse per il caffè.
Soffiavano da ogni parte nel salone ventolini freschi per le grandi aperture, spalancate a mezzogiorno sullo smeraldo dei ripidi pendii che i castagni coronano, a tramontana sulle nude scogliere enormi del Barco, a ponente sui clivi del giardino pendenti alla via di Lago, sul tremolìo brillante delle betulle e dei pioppi aggruppati lungo la rete di cinta, sui burroni del Posina, sul gregge, oltre i burroni, delle case di Arsiero raccolte nel verde a pie’ della chiesa signoreggiante, sulla gola scura, tagliata nello scoglio, dietro la quale si accavallano dorsi su dorsi, varii di luce e di ombre, fino al Torraro sovrano.
«Bella giornata» disse il domestico, ritornando col caffè. Intanto Massimo, più che alle visioni di monti e di valli, di sole e di verde, aveva guardato alla musica sparsa sul piano. Un grosso volume di Clementi e un