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LA DAMA BIANCA DELLE ROSE | 483 |
cello parlò a quella delle due che vi stava in attesa, n’ebbe un rifiuto quasi spaventato. Allora i giovani si allontanarono verso Oria.
La dama velata, alta e sottile della persona, fu veduta dal sagrestano inginocchiarsi sulla terra smossa. Vi si fermò pochi minuti e scese la gradinata a braccio della cameriera che le raccontò l’offerta fattale e la ripulsa. Non disse parola. Ripresa la via di Oria, le due signore furono incontrate dal barcaiuolo che veniva ad avvertirle come il lago fosse pessimo. Occorreva un secondo barcaiuolo. A un cenno tacito della dama, la cameriera gli ordinò d’impegnarlo. Prima di toccare il sagrato di Oria incontrarono il parroco che teneva una lanterna e offerse di accompagnarle, per la cieca viuzza del villaggio, fino alla riva. La dama strinse il braccio della sua compagna per significarle che rifiutasse; ma la compagna, temendo di rompersi il collo, accettò. Corsero bisbigli fra le due. La cameriera pregò il parroco di fermarsi, tolse dalla borsetta che teneva al braccio un portamonete, ne levò una moneta d’oro e gliela porse.
«La mia signora» diss’ella «per i Suoi poveri.»
Il piroscafo non era ancora ripartito quando, al chiarore di due lanterne, la dama velata e la sua compagna salirono in una lancia che le onde abballottavano. La lancia, spinta vigorosamente a quattro remi, passò quasi rasente il piroscafo, nella luce che usciva dalla sala della prima classe. I giovani la guardarono dal ponte, curiosamente. La dama si era alzato il velo, era giovine e bella. Uno di coloro esclamò:
«So chi è! È la signora per causa della quale Benedetto ha fuggito il mondo.»
«Chi è?» disse un altro.
Tutti conoscevano vagamente il fatto; nessuno sapeva il nome della signora. Corsero da poppa a prora con