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LA DAMA BIANCA DELLE ROSE 471

siero gli era stato più facile che rompere con essa nel culto esterno, che rompere con abitudini antiche, quasi anche offendendo memorie di cari morti. Un picciol morso nella coscienza lo scosse, lo richiamò a usare della sua volontà virile contro questi moti pericolosi di un sentimento mal soggetto alla ragione. Il doloroso conflitto, vivo da giorni nell’anima sua, esacerbatosi all’annuncio dell’arrivo di Benedetto cadavere, toccava ora lo stadio acuto. Il ripetersi dell’alterno prevalere di un impulso sull’altro indeboliva quello della ragione col dubbio di non saper sempre vincere, mentre quello del sentimento, forza che mai non riposa, che ignora dubbiezze, che tende continuamente, come vapore compresso, a riprendere il campo perduto, si faceva sempre più potente coll’appressarsi del funebre Viaggiatore.

Cercò sulle acque lontane, verso la punta di Melide, il piroscafo speciale che avrebbe già dovuto essere a Porto. Il lago vi era deserto. Solo si vedevano due barchette fra Morcote e Brusino Arsizio. Neppure quest’altro ritardo si comprendeva. Ritornò dal capostazione. Milano aveva risposto che non vi era arrivato niente, che però, a richiesta di altre persone, si erano domandate notizie a Bologna e che, a suo tempo, si sarebbero trasmesse. Ritornato al caffè, Massimo scoperse finalmente la punta bianca di un piroscafo che avanzava da Melide, tenendo il mezzo del lago. Si era levato un po’ di vento. Ora un soffio spandeva crespe azzurre sopra le verdi immagini delle montagne, ora, chetato il soffio, le verdi immagini ricomparivano. Quelle nuove inquietudini del vento e del lago parvero a Massimo inquietudini di attesa come le sue proprie.

Il piroscafo speciale giunse pieno di gente, con meraviglia di Massimo. Il fatto si chiarì subito. Gli abitanti di Albogasio consideravano Piero Maironi come un be-