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LA DAMA BIANCA DELLE ROSE 457

Non dubitò più, fu d’un balzo all’uscio, spinse da banda la ragazza, volò giù dalle scale.

Vide, nel piccolo ingresso, donna Fedele seduta e, in piedi presso a lei, la Magis coll’albergatore.

«Lei!» esclamò. E si sarebbe precipitata ad abbracciarla se la Magis non l’avesse trattenuta.

«Povera signora!» disse l’albergatore che teneva un vassoio con un bicchierino di marsala. «È un po’ stanca.»

Donna Fedele, bianca il viso quanto i capelli, sorrise del suo sorriso dolce, sforzò la dolce voce a dire:

«Vedi, che sorpresa? Stai bene? Hai fatto buon viaggio?»

Lelia ebbe una crisi di singhiozzi e di lagrime.

«O ò ò!» fece donna Fedele. «Cosa ti viene in mente di piangere? Ti dispiace di vedermi qui?»

«È il piacere, povera signorina, è la sorpresa» sentenziò l’albergatore che sentiva odore di mistero senza indovinarne la qualità. Intanto la cugina Eufemia insisteva «pìa pìa pìa» perchè la cugina Fedele pigliasse il marsala. Questa, nell’entrare all’albergo, era quasi svenuta. Le avevano portata in fretta una sedia, ve l’avevano adagiata e solo dopo qualche minuto ell’aveva trovato la forza di chiedere all’albergatore se avesse dato alloggio a una signorina che viaggiava sola e se fosse nell’albergo anche il dottor Alberti.

Preso il marsala, si riebbe. Intanto anche Lelia riacquistò l’impero dei suoi nervi e delle sue lagrime. Dispose che le nuove arrivate avessero la sua camera, la migliore disponibile, a due letti, e che per lei fosse preparato lo stanzino attiguo.

Donna Fedele annunciò che si sentiva in grado di salire per mettersi a letto e soggiunse, nel solito stile, che la sua compagna, avendo destato la curiosità e l’ammirazione degli abitanti, era libera di andare a passeggio, di mostrarsi.