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CAPITOLO DECIMOSETTIMO.
La Dama bianca delle Rose
I.
Lelia scese dal letto prima dell’alba, sedette al tavolino senza vestirsi e scrisse:
«La notte è ancora profonda, sono tanto stanca e tuttavia non mi è stato possibile di rimanere a letto. Avevo l’impressione ch’Ella si allontanasse da me. Bisogna che stia con Lei, che Le parli. Povera Lelia, ha l’anima piena di Lei e non trova una uscita alla pienezza del sentimento. Iersera fra le nove e le dieci, sono ritornata sul sagrato della chiesa, proprio al posto dove ci siamo lasciati. Piovigginava e non ho sentito la pioggia, non sentivo che Lei. Ho rifatto, pensando, tutte le strade fatte con Lei nella giornata, specialmente quella del bosco, dopo il primo incontro. È là che vorrei salire anche adesso, se potessi. Credo che troverei il posto preciso, l’albero presso il quale passavamo. Ne ho colto una foglia poi, ripassando. Ella non se n’è accorta. La copro di baci, quella foglia. Ah, sono ancora Lelia, Lelia, Lelia! Ma sarò Leila, lo prometto.
«Voglia bene anche a Lelia. Scrivo quello che mai non