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UNA GOCCIA DI SANGUE PATERNO 379

si fu allontanato alquanto, la cameriera, che aveva un peso sul cuore, si sfogò. Dov’era questo Castelletto? Quanto lontano? Quanti giorni intendeva la siora Bettina di trattenersi colà? La Fantuzzo arrossì forte e rispose, quasi balbettando, che vi avrebbero fatto semplicemente una visita. Ella si vide, mentre rispondeva così, nel Santuario di Monte Berico, inginocchiata al confessionale. Era da confessare, la bugia impostale, o da non confessare? Assorta in questo dubbio, non udì le prime parole di Teresina, che, ancora più turbata, diceva di non sapersi raccapezzare perchè la signorina parlava, sì, di ritorno prossimo, ma le faceva mettere nella valigia tanta biancheria e anche libri di pietà, immagini sacre ch’erano in casa, cose che le erano sempre state indifferenti. Essa le pareva aver persino cambiato fisonomia da quando si era deciso questo viaggio. Si era procurato un orario delle ferrovie e non faceva che studiarlo. Quella stessa mattina, mentre, coll’orario in mano, si faceva pettinare, aveva esclamato all’improvviso: «Teresina! Se mi tagliassero i capelli, ne avrebbe dispiacere?». Teresina le aveva risposto: «si figuri! Ma cosa si sogna che Le taglino i capelli?» - «Eh, sa bene, qualche volta li tagliano per rubarli.» - E poco dopo: «Teresina! Le è mai venuto in mente, a Lei, di farsi monaca?». «Capisce!» conchiuse la cameriera. «Questo è un riscaldo di testa, una febbre. Per amore del cielo, non s’illudano, non credano che abbia la vocazione! Non l’ha, non l’ha, non l’ha!»

Gesummaria! pensò la Fantuzzo, senza tener conto affatto degli scetticismi di Teresina. E non si va più a Castelletto! E don Emanuele non sa niente! Non potè trattenere un gemito: «ohi ohi ohi ohi!». Le gambe le mancarono sotto, dovette sedersi sopra un trave posto lì per panca. «Ohi ohi ohi ohi!» Teresina non poteva comprendere il senso reale di questi ohi.