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340 CAPITOLO DUODECIMO

»E la paronzina?.» riprese la Fantuzzo, con una faccia diversa, molto ambigua.

«Eh sissignora, anca ela» rispose Teresina.

«De religion, m’intendo.»

Teresina rispose da capo, ma un poco turbata: «Eh sissignora.» Erano uscite dalla sala del biliardo nella veranda aperta, presso un gruppo di sedie. La siora Bettina sedette e, molto imbarazzata, molto rossa in viso, domandò alla cameriera se non credesse che la relazione di quella signora di Arsiero, persona senza rispetto per i sacerdoti, amica del cattivo prete di Lago, avesse fatto perdere la fede alla ragazza.

«Oh mi no credo no, sala» rispose Teresina, onestamente.

«Perchè La sa, vero?»

Teresina non comprese, lì per li, cosa dovesse sapere, rimase a bocca aperta. Le due donne si guardarono, una sbalordita, l’altra compunta. Quest’ultima attese un poco e poi accennò al tentato suicidio. Allora Teresina capì e le si vide in faccia che aveva capito. Abbassò gli occhi, non rispose. Abbassò gli occhi anche la siora Bettina, raccogliendosi per rammentare le istruzioni datele da don Emanuele per un suo eventuale incontro colla cameriera. Intanto Teresina si riebbe, osservò che lo scritto rivelatore era stato fatto a pezzi dalla signorina prima di uscire, che forse ell’aveva rinunciato al suo proposito. La siora Bettina non aveva istruzioni per una replica e tirò avanti. Domandò, blanda blanda, se la signorina avesse l’abitudine di pregare la mattina e la sera. Teresina arrossì, malcontenta che le si chiedessero queste cose intime, e rispose di non sapere. E libri di pietà, ne aveva la signorina? Aveva un bellissimo libro dei Vangeli, dono del signor Marcello. E altro? La siora Bettina respirò quando Teresina le disse che Lelia aveva pure una Filotea e una Via del Paradiso, i suoi libri di pietà del