Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
CONTRO IL MONDO E CONTRO L'AMORE | 319 |
Discese nella camera dell’amica a mattina inoltrata. Salutò e posò la lettera, con aria indifferente, sul tavolino da notte. L’amica stava a letto scrivendo. Alla domanda della fanciulla, come avesse passata la notte, non rispose. Le lesse in viso come l’aveva passata lei. Le chiese un bacio, l’abbracciò, e nello staccar le labbra dal suo volto marmoreo le sussurro:
«Ho fatto male?»
«Che!» fece Lelia, fredda. «Sapevo.»
«Sapevi?» esclamò donna Fedele, sorpresa. «Tante cose di quella lettera non le sapevi certo.»
«Lasciamo, La prego» disse la fanciulla.
Donna Fedele aveva troppo sentito, abbracciandola, quanto battesse l’orgoglioso piccolo cuore, per credere alle parole fredde.
«Gli ho risposto» diss’ella. «Ti prego di leggere anche la risposta.»
Il primo impulso di Lelia fu di schermirsi come da una inutile noia. Poi temette dir parole imprudenti e lesse.
L’amica aveva scritto:
«Caro figliuolo,
“Accetto la maternità ideale che mi offri e ti scrivo addirittura col tu. Veramente sono tanto giù di tono che aspetterei domani a scrivere se non desiderassi farti sapere subito quattro cose. La prima te l’ho già detta: accetto il grado di tua madre onoraria. La seconda è che t’inganni molto sul conto di Lelia e de’ suoi sentimenti.»
La ragazza s’interruppe e, colla rapidità del lampo, afferrata la penna, la strisciò sulle due ultime righe.
«Lelia, sei pazza?» esclamò donna Fedele, stupefatta, stendendo la mano per afferrare la lettera. La