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162 | CAPITOLO QUARTO |
«Credi che ti possa consigliare una cosa contro la tua dignità?»
Anche Lelia rispose vibrata, cogli occhi bassi:
«Lei sentirà in un modo e io sento in un altro.»
E alzò gli occhi a donna Fedele, come per dire: «a te! Cosa puoi replicare?»
Donna Fedele non replicò niente. Aspettò un poco e fece il secondo passo della sua via meditata.
«E quando non ci sarà più il signor Marcello, cosa farà la fidanzata di suo figlio?»
«Forse non ci sarà più neppure lei» rispose Lelia, pronta.
Donna Fedele non si scompose.
«Forse» diss’ella. «Ma se ci fosse?»
Lelia giuocò un po’ colla punta dell’ombrellino nell’erba e rispose:
«Ci penserò allora.»
«Bambina bambina!»
«No, donna!» esclamò Lelia. «E mi figuravo che Lei m’intendesse meglio!»
Così dicendo, le s’inumidirono gli occhi. Donna Fedele avrebbe voluto dirle che la intendeva, ma si trattenne per non guastarsi il piano strategico.
«Pensa anche al tuo avvenire, cara» diss’ella con dolcezza.
«Sarà quel che sarà» fece Lelia, tranquilla.
Donna Fedele mosse il terzo passo.
«E vuoi che questo non sia un cruccio per il signor Marcello?»
Silenzio.
«È un cruccio tanto grande» proseguì donna Fedele «che se potesse collocarti bene, anche subito, ne sarebbe felice.»
La parola «collocarti» fu sbagliata. Lelia gelò e arse nel tempo stesso.