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60 | parte prima — il sistema leibniziano |
definizione di Aristotele; e se due cose sono in un solo luogo, l'una non può essere spinta senza l'altra.
(Hypothesis phyatea nova, Theoria motus abstracti, 1671, G. IV, 228-30).
Corpo e spirito. — Il conatus è dunque, per così dire, l'iniziale punto di contatto fra materia e movimento: l'atto in cui il movimento, applicandosi ad un punto spaziale, segna l'inizio del corpo. Ma che cos'è il movimento rispetto alla materia, se non un principio spirituale?
La fisica tratta della materia e della unica affezione risultante dalla sua combinazione con altre cause, cioè del movimento. Lo spirito (mens) infatti, per ottenere una figura e situazione delle cose buona e a lui gradita, fornisce alla materia il movimento. Infatti la materia di per sé è priva di movimento. Principio di ogni movimento è lo spirito.
(Lettera al Thomasius, G. I, 22).
Così Leibniz, in una formulazione ancora immatura: e, giunto al concetto di conatus, in esso egli fa consistere il principio dello spirito. L'estendersi e svilupparsi del conatus nello spazio, dà luogo alla materia; l'estendersi nel tempo (sotto forma di memoria) dà luogo allo spirito. Il corpo sta così allo spirito come l'istante sta al tempo; lo spirito al corpo come il punto allo spazio.
Nessun conato senza movimento dura più di un istante, se non negli spiriti (in mentibus). Infatti ciò che nell'istante è il conato, quello è nel tempo il movimento del corpo: qui si apre la porta a chi vorrà proseguire verso la vera distinzione di corpo e spirito, che non è ancora stata spiegata da alcuno: Omne enim corpus est mens momentanea, seu carena recordatione, poiché non ritiene per più di un istante insieme il proprio conato e un altro contrario; due elementi, infatti, sono necessari alla sensazione e al piacere o al dolore, senza i quali non vi è sensazione alcuna: