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58 | parte prima — il sistema leibniziano |
Il «conatus» — Il concetto di materia dunque si dissolve in quello di movimento. Ma come avviene, ora, tale creazione di materialità? Qual'è il punto di partenza dell'azione del movimento?E su che cosa si svolge, inizialmente, tale azione? Leibniz non può ricorrere agli atomi, come elementi primi, avendoli già negati in nome del principio di continuità. Egli modifica il suo punto di partenza, rendendolo privo di estensione: considerandolo non più come la particella più piccola di materia (la quale sarebbe pur sempre materiale, estesa), ma come un limite o un inizio, qualche cosa quindi di inesteso. In tale principio, che egli chiama, riprendendo un termine dello Hobbes, conatus, fa coincidere l'inizio della materialità e l'inizio del movimento.
Vi sono degli indivisibili o inestesi, altrimenti non sarebbe concepibile né l'inizio né la fine del movimento corporeo. Ecco la dimostrazione di ciò: Si vuol trovare l'inizio o la fine di uno spazio, di un corpo, di un movimento o di un tempo qualsiasi: sia, ciò di cui si vuol cercare l'inizio, indicato da una linea ab il cui punto mediano sia c, e il mediano fra a e c sia d, e quello fra a e d sia e, e così via. Si cerchi l'inizio della parte sinistra, verso il lato a. Dico che ac non è l'inizio, perché gli si può togliere de senza toccare l'inizio; né lo è ad, perché gli si può togliere ed, e così via; non si può mai dunque considerare come inizio ciò a cui si può togliere qualche cosa dalla parte destra. Ciò a cui non si può togliere alcuna estensione, è inesteso; dunque l'inizio del corpo, o dello spazio, o del movimento, o del tempo, (cioè il punto, il conatus, l'istante) o è nullo, il che è assurdo, oppure è inesteso, il che era da dimostrarsi. Il punto non è ciò che non ha parti, e neppure ciò di cui non si considerano le parti; ma ciò la cui estensione è nulla, cioè ciò le cui parti non hanno distanza fra di loro, la cui grandezza non è da considerarsi, è inassegnabile, è minore di qualsiasi grandezza che possa avere un rapporto non infinito con una altra grandezza sensibile; minore di una qualsiasi assegna-