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48 | parte prima — il sistema leibniziano |
circostanza. Ma chi ne ha colpa? può essa lagnarsi d'altri che di sè stessa? Poiché tutte queste lagnanze post factum sono ingiuste, quando sarebbero state ingiuste ante factum. Ora quest'anima, un poco prima di peccare, avrebbe motivo di lagnarsi di Dio come se egli la determinasse al peccato? Essendo le determinazioni di Dio in questa materia imprevedibili, d'onde sa essa di essere determinata a peccare, se non quando essa pecca già effettivamente? Non si tratta che di non volere; e Dio non potrebbe proporre condizione più agevole e più giusta; così tutti i giudici, senza cercare le ragioni che hanno disposto un uomo ad avere una cattiva volontà, si fermano a considerare soltanto quanto questa volontà sia cattiva. Ma forse è fissato da tutta l'eternità che io peccherò? Rispondete voi stessi: forse no. E senza pensare a ciò che voi non potete conoscere e che non può darvi alcun lume, agite seguendo il vostro dovere, che conoscete.
Ma qualche altro dirà: D'onde consegue che quest'uomo commetterà sicuramente questo peccato? La risposta è facile: è che altrimenti non sarebbe quest'uomo. Poiché Dio vede dall'eternità che vi sarà un certo Giuda la cui nozione o idea posseduta da Dio contiene questa azione futura libera. Non resta dunque se non questo problema: perché un tal Giuda, traditore, che non è se non possibile nell'idea di Dio, esista attualmente. Ma a tale domanda non è da aspettare risposta quaggiù, se non che in generale si deve dire che, poiché Dio ha trovato giusto che Giuda esistesse nonostante il peccato che egli prevedeva, bisogna che questo male si compensi ad usura nell'universo, che Dio ne tragga un bene maggiore, e che insomma questo ordine di cose, nel quale l'esistenza di tale peccatore è compresa, sia il più perfetto fra tutti gli altri ordini possibili1.
- ↑ Questo concetto del male come parte integrante e necessario dell'armonia universale, sarà il tema fondamentale della Teodicea.