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ii. — la sostanza individuale | 47 |
ciò non ha però determinato quelle azioni, le quali mantengono, nella serie attuale come in quella possibile, la loro caratteristica di libertà.
Dio inclina la nostra anima senza necessitarla; non si ha il diritto di lamentarsi, e non si deve domandare perchè Giuda pecchi, ma solamente perchè il peccatore Giuda sia ammesso all'esistenza a preferenza di altre persone possibili. Imperfezione originale prima del peccato e gradi della grazia.
Quanto all'azione di Dio sulla volontà umana, vi sono moltissime considerazioni assai difficili, che sarebbe lungo esporre qui. Ciò nonostante, ecco che cosa si può dire all'ingrosso: Dio, concorrendo ordinariamente alle nostre azioni, non fa che seguire le leggi che egli ha stabilite; egli conserva, cioè, e produce continuamente il nostro essere, in modo che i pensieri ci arrivino spontaneamente o liberamente nell'ordine determinato dalla nozione della nostra sostanza individuale, nella quale essi si potevano prevedere fin dall'eternità. In più, in virtù del suo decreto secondo cui la volontà tende sempre al bene apparente, esprimendo o imitando la volontà di Dio sotto certi aspetti particolari, riguardo ai quali questo bene apparente ha sempre qualche cosa di reale, egli determina la nostra alla scelta di ciò che sembra il migliore, senza però necessitarla. Poiché, assolutamente parlando, essa è nell'indifferenza, in quanto la si oppone alla necessità, ed ha il potere di fare altrimenti o anche di sospendere affatto la propria azione; l'uno e l'altro partito essendo e rimanendo possibili.
Dipende dunque dall'anima di premunirsi contro le sorprese dell'apparenza, attraverso una ferma volontà di fare riflessioni, e di non agire né giudicare in determinate occasioni, se non dopo aver maturamente deliberato. È vero però, ed anche è assicurato da tutta l'eternità, che qualche anima non si servirà affatto di questo potere in una tale