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42 | parte prima — il sistema leibniziano |
poiché essa non gli conviene se non perché Dio sa tutto. Ma si insisterà che la sua natura o forma risponde a questa nozione, e poiché Dio gli ha imposto questa parte, gli è ormai necessario sostenerla. Io potrei rispondere invocando l'analogia dei futuri contingenti, i quali non hanno ancor nulla di reale se non nell'intelletto e nella volontà di Dio, e poiché Dio ha dato loro inizialmente questa forma, bisognerà in ogni modo che vi rispondano.
Ma preferisco risolvere le difficoltà che giustificarle con l'esempio di altre difficoltà simili; e ciò che dirò, servirà a chiarire sia l'una sia l'altra. È dunque ora il momento di applicare la distinzione fra le connessioni; ed io dico che ciò che accade conformemente a questi precedenti è sicuro, ma non necessario: e se qualcheduno facesse il contrario, non farebbe nulla d'impossibile in sé, quantunque sia impossibile (ex hypothesi) che ciò accada. Poiché, se qualche uomo fosse capace di portare a termine tutta la dimostrazione in virtù della quale potrebbe provare questa connessione del soggetto che è Cesare col predicato che è la sua fortunata impresa, mostrerebbe effettivamente che la dittatura futura di Cesare ha il suo fondamento nella sua nozione o natura: che vi si vede una ragione per cui egli ha deciso di passare il Rubicone piuttosto che di arrestarvisi, e per cui egli ha vinto piuttosto che perso la giornata di Farsaglia, e si vede pure che era ragionevole e perciò sicuro che ciò sarebbe accaduto, ma non che ciò fosse necessario in sé stesso, né che il contrario implicasse contradizione. Press'a poco come è ragionevole e sicuro che Dio farà sempre il migliore, benché ciò che è meno perfetto non implichi affatto contradizione.
Infatti si troverebbe che tale dimostrazione di questo predicato di Cesare non è altrettanto assoluta che quella dei numeri o della geometria, ma che essa presuppone l'ordine delle cose che Dio ha scelto liberamente, e che è fondato sul primo libero decreto di Dio — il quale comporta di fare