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38 | parte prima — il sistema leibniziano |
pia procedere in modo altrettanto dimostrativo che nella geometria. Così, tutto viene compreso da Dio a priori e al modo delle verità eterne; poiché egli non ha bisogno di esperienza, ed ogni cosa viene conosciuta da lui in modo adeguato, mentre da parte nostra quasi nessuna cosa è conosciuta adeguatamente, poche a priori, e le più per via sperimentale. E per quest'ultimo modo di conoscenza si devono usare altri principi ed altri criteri.
(De Synthesi et Analysi universali, G. VII, 295-296).
Qualsiasi cosa creata, dunque, nella sua considerazione a priori, così come è nella mente di Dio, contiene in sé come predicati tutti gli altri contingenti che sono stati o saranno in una qualsiasi connessione causale con essa: in una parola, tutto il suo passato e tutto il suo avvenire. Ciò che erano i termini semplici nella costituzione dei concetti di ragione, sono, nelle verità di fatto, questa serie di cause e di effetti.
Intesa ciascuna verità di fatto in questo modo, come soggetto di infiniti predicati, Leibniz la chiama sostanza individuale: essa racchiude in sé, quando sia intesa in tutta la sua comprensione, con gli infiniti suoi collegamenti, tutto l'universo.
Per distinguere le azioni di Dio e delle creature, viene spiegato in che consista il concetto di sostanza individuale.
Poiché le azioni e le passioni appartengono propriamente alle sostanze individuali (actiones sunt sppositorum), sarebbe necessario spiegare che cosa sia una tale sostanza.
E pur vero che quando si attribuiscono più predicati ad un medesimo soggetto, e questo soggetto non si attribuisce come predicato a nessun altro, lo si chiama sostanza individuale: ma ciò non è sufficiente, ed una tale spiegazione non è che nominale. Bisogna dunque considerare che cosa significhi l’essere attribuito veramente ad un certo soggetto.