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22 | parte prima — il sistema leibniziano |
Tale ragione deve essere in qualche ente reale o causa. Infatti la causa non è altro che una realis ratio, e le verità di possibilità e di necessità (cioè di cui viene negata la possibilità del contrario) non produrrebbero nulla se le possibilitá non si fondassero su qualche cosa di attualmente esistente.
Questo ente poi dovrà essere necessario: altrimenti si dovrebbe ricercare di nuovo (contro l’ipotesi), di là da esso, una causa per cui esso esista piuttosto che no. Quell'ente è insomma l'ultima ragione delle cose, e in una parola lo si suole chiamare Dio.
Vi è dunque una ragione per cui 1 esistenza debba prevalere sulla non-esistenza. e cioè Ens necessarium est existentificans.
Ma quella causa che fa sì che qualche cosa esista, cioè che la possibilità esiga l'esistenza, fa anche sì che ogni possibile abbia una tendenza all'esistenza; poiché non si può trovare in generale una ragione di restrizione all'esistenza dei possibili. Così si può dire che ogni ogni possibile è un inizio di esistenza1 in quanto si fonda su di un ente necessario attualmente esistente, senza il quale non vi sarebbe alcuna via per la quale potesse possibilmente giungere ad attuarsi. Ma da questo non deriva che tutti i possibili esistano: ciò avverrebbe sì se tutti i possibili fossero compossibili.
Ma poiché vi sono alcune cose che sono incompatibili con altre, ne segue che alcuni possibili non giungano all'esistenza. E le cose possono essere incompatibili non solo relativamente al medesimo tempo, ma anche universalmente parlando, perchè nelle cose presenti sono implicite le future.
Intanto però, dal conflitto di tutti i possibili che pretendono all'esistenza, deriva questo almeno, che esista
- ↑ Traduciamo così il termine existiturire.