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i. — verità di ragione e di fatto | 17 |
possa immaginare nulla di tanto assurdo nè di tanto bizzarro e contrario a quello che noi chiamiamo giustizia, che non sia accaduto o che non debba accadere un giorno.... È questo, a mio avviso, il πρώτον ψεύδος (primo inganno) e il fondamento della filosofia atea, la quale non tralascia mai, in apparenza, di dire belle cose di Dio. Ma la vera filosofia deve darci ben altra nozione della perfezione di Dio, che possa servirci tanto nella fisica, quanto nella morale.
(Lettera al Philippi, 1680, G. IV, 283-4).
Il principio di ragion sufficiente. La realtà contingente posta in atto da Dio è il mondo sensibile che noi sperimentiamo. Per la giustificazione di esso, le immutabili leggi della logica non sono sufficienti. Il mondo, la realtà di fatto è, ma potrebbe anche non esserci, o essere diverso da quello che è. Esso non deriva da nessuna verità assoluta. Il principio logico che si dovrà applicare per rendersi conto di esso, non è il principio di non contradizione, ma quello di ragion sufficiente, quel principio cioè per cui da un dato di fatto si risale alla sua causa, e da essa di nuovo alla causa, e così fino alla causa prima, cioè Dio.
Il principio universale nihil esse sine ratione1 risolve quasi tutte le discussioni metafisiche.... Nulla avviene, del cui esser stato prodotto piuttosto che non essere stato (cur factum sit polius quam non sit) Dio, se voglia, non possa render ragione.
(Frammento sulla Scientia Media, 1677, C. 25).
- ↑ È il principio di ragion sufficente. Non bisogna far confusione fra questo, che Leibniz chiama a volte anche semplicemente «principio di ragione», e le veritá di ragione. Il principio di ragione è la forma generale che regola la verità di fatto. Le verità di ragione si contrappongono invece a queste ultime, e si fondano sul principio di non contradizione. La somiglianza di due termini dal significato così differente e quasi opposto, deriva da un diverso uso del termine «ragione». Nella locuzione «principio di ragione» esso equivale a «motivo, causa».
2. — Leibniz, La monadologia. |