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14 | parte prima — il sistema leibniziano |
L'obiezione di Leibniz contro la prova ontologica si ferma generalmente a questa dichiarazione di incompletezza; e non mancano poi in lui le affermazioni che l'ente sommamente perfetto sia effettivamente possibile e implichi la propria esistenza. Tuttavia in lui già è chiaro il concetto che le verità di ragione e quelle di fatto appartengono a due sfere diverse e - per così dire incommensurabili, sì che non sia possibile far rientrare l'una nel campo dell'altra.
Ma in generale non si può dire che Leibniz si preoccupi troppo di provare resistenza di Dio. Abbiamo già visto che il suo problema non è tanto di dimostrare e dedurre i concetti fondamentali del suo sistema, quanto di organizzarli in unità armonica. Dio è una premessa dalla quale Leibniz parte, non una conclusione cui egli arrivi.
Quale ora il rapporto fra Dio e le verità di ragione e di fatto? Anche a questo proposito la posizione di Leibniz si contrappone a quella di Cartesio; il quale, dedotta a priori l'esistenza di Dio, fa poi discendere da Dio, per un atto libero della sua volontà, tutto il mondo delle verità, sia di ragione, sia di fatto1. A questa dipendenza delle verità di ragione dall'arbitrio divino, Leibniz si oppone recisamente. Per lui sono rappresentato, in queste verità, relazioni assolute regolatrici dell'universo, tali ohe in esso si devono inquadrare perfino i decreti della volontà divina. Si è già visto che le verità di ragione valgono «non per l'arbitrio divino ma per loro propria natura»; e tale opinione circola in tutti gli scritti di Leibniz, fin dalla sua prima giovinezza.
È necessario che tutto si rifaccia ad una qualche ragione, nè ci si deve fermare finché non si arrivi alla prima....
- ↑ Crf. per esempio, Meditazioni metafisiche, Risposte alle seste obbiezioni, n. 6: «...Io dico che è impossibile che una tale idea [del bene o del vero] abbia preceduto la determinazione della volontà di Dio.... in modo che questa idea del bene abbia portato Dio a scegliere l'una cosa piuttosto che l'altra. Por esempio, non per aver visto che era meglio che il mondo fosse creato nel tempo piuttosto che dall'eternità, egli ha voluto crearlo nel tempo; o non ha voluto che i tre angoli di un triangolo fossero uguali a due retti per aver visto che non poteva essere altrimenti, etc. Ma all'opposto: per il fatto che egli ha voluto creare il mondo nel temilo, per questo è meglio così che se fosse stato creato dall'eternità; e solo perché egli ha voluto che i tre angoli di un triangolo fossero necessariamente uguali a due retti, ciò è ora vero o non può essere altrimenti; e così di tutte le altre cose».