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me, e a considerare che questa e quella cosa è in noi: ed è di tal modo, che pensando a noi, pensiamo all’essere, alla sostanza o semplice o composta, all’immateriale e a Dio stesso, concependo che ciò, che è limitato in noi, è in lui senza limiti. E questi atti riflessivi forniscono gli obbietti principali de’ nostri ragionamenti.

31. I quali ragionamenti sono fondati sopra due grandi princìpi, quello di contradizione, in virtù del quale noi giudichiamo falso ciò che involge contradizione, e vero ciò che è opposto o contradittorio al falso.

32. E quello della ragione sufficiente, in virtù del quale noi consideriamo che nessun fatto potrebbe ritenersi vero o esistente, nessuna enunciazione vera, senza che vi sia una ragione sufficiente, per cui questo accade così, e non altrimenti; sebbene queste ragioni molto sovente non possano del tutto esserci conosciute.

33. Vi sono ancora due sorte di verità, quelle di ragionamento, e quelle di fatto. Le verità di ragionamento sono necessarie, e il loro opposto impossibile: e quelle di fatto sono contingenti, e il loro opposto è possibile. Quando una verità è necessaria, se ne può trovare la ragione per analisi, risolvendola in idee e in verità più semplici, finchè si giunge alle primitive.

34. Di tal modo presso i matematici i teoremi di speculazione, e i canoni di pratica si riducono per via d’analisi a definizioni, assiomi, e dimande.

35. In fine ci ha delle idee semplici, delle quali non si potrebbe dare la definizione, siccome ci ha degli assiomi e delle dimande, insomma de’ principi