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Ecco la causa precipua che in Italia alienò ai principi l’affetto delle popolazioni, e che fu ed è loro d’obice a promuovere l’incivilimento con quella sagacità, con quella alacrità e con quella perseveranza che son volute dai tempi. L’influenza straniera, cui piace ai principi nostri farsi servi, non cessa con ogni premura di dipinger loro le popolazioni della Penisola disaffezionate, pronte sempre in ogni apparentemente propizia occasione ad insorgere contro il loro potere, ed immeritevoli perciò di qualsivoglia abbenchè moderatissima concessione intesa a migliorare le condizioni. Che anzi, onde aver sempre quiete, docili e sommesse le popolazioni, non cessa lo straniero di ripetere ai principi nostri che fa di mestieri costantemente governarle con i modi i più assoluti, interdir loro qualunque partecipazione ai pubblici affari e con l’intimidazione dominarne e fiaccarne gli spiriti.

Non dipende che da un atto di volontà dei sovrani di Italia emanciparsi dall’influenza straniera, la quale li invilisce in faccia a loro stessi, alle loro popolazioni ed all’Europa. Pensino, sentano ed agiscano da principi indipendenti quali la Provvidenza li costituì. Allora, ed allora soltanto, potrà rinascere la fiducia tra principi e popolo, fondamento d’ogni stabile e ben ordinato governo.

Se piacesse alla Provvidenza nella sua immensa misericordia illuminare lo spirito e toccare il cuore dei principi nostri per determinarli a reggere i loro Stati con pienezza d’indipendenza, sarebbe questo il più gran benefizio che potesse essere ora impartito alla nostra Penisola dal