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delle vie ferrate dal confine piemontese al confine alemanno a Costanza per Coira in continuazione di quella attualmente in costruzione da Genova per Alessandria al Lago Maggiore; e ciò nella veduta di comunicare essa sola con strade ferrate dall’Italia alla Germania meridionale.
Che i principi italiani per dignità propria e per interesse dei loro popoli resistano a queste esorbitanti pretese. Siano da questo momento non più vassalli dell’Austria, ma regnino quali sovrani indipendenti, perchè tali la Provvidenza li costituì.
Parma conceda pure la richiesta via ferrata dal suo territorio ad Alessandria; Piemonte si sforzi perchè si continui la via ferrata dal suo confine per la Svizzera fino a Costanza, non trascurando se è possibile l’altra da Torino a Ginevra ed a Lione.
Questi fatti del resto non sono che applicazioni del principio regolatore della politica austriaca in Italia che è nel motto: divide et impera.
Un tal principio può esser formulato come appresso: mantenere o far nascere, ove faccia di mestieri, la divisione tra i principi italiani, e tra questi e le loro respettive popolazioni.
A tale effetto ispirare continuamente ai primi reciproci mal fondati sospetti e gelosie; a questi ed alle seconde mutue diffidenze e timori d’infedeltà e di ribellione col fine che giammai si possano stabilire in Italia tra principi e popoli scambievoli rapporti d’affetto e di benevolenza; dominare i principi italiani a tal punto da renderseli ligj ed impedir loro così che regnino quali sovrani