Pagina:Le sfere omocentriche.djvu/67

N.° IX. le sfere omocentriche, ecc. 55

prima, intorno ad un asse perpendicolare al piano dell’eclittica1, appunto come pel Sole. La terza non è intieramente come la terza sfera del Sole, essendo ad essa simile per la posizione, ma non pel movimento, il quale succede in senso contrario a quello della seconda sfera, e in senso simile a quello della prima, con lenta rivoluzione intorno ad un asse perpendicolare al piano del circolo che sembra percorso dal centro della Luna: di questo piano l’inclinazione sul piano dell’eclittica è uguale alla massima digressione della Luna in latitudine. E manifestamente la distanza dei poli della terza sfera da quelli della seconda, contata sulla periferia del circolo massimo, immaginato per ambidue questi poli, è uguale alla metà di tutto il movimento della Luna in latitudine. La prima sfera poi suppose (Eudosso) per (spiegare) il moto suo (diurno) da oriente in occidente; la seconda per il ritardo che nella Luna si osserva lungo lo zodiaco (moto diretto in longitudine); la terza, perchè essa non sembra raggiungere nei medesimi punti dello zodiaco la sua posizione più boreale e la sua posizione più australe, ma trasporta sempre questi punti contro l’ordine dei segni: onde il moto di questa sfera succede pel medesimo verso che quello della sfera delle fisse. Ed a cagione della piccola quantità della retrogradazione, che i suddetti punti fanno nello spazio di ciascun mese, (Eudosso) suppose assai lento questo moto della terza sfera verso occidente. Questo per la Luna.

4. Rispetto ai cinque pianeti, Aristotele, esponendo l’opinione d’Eudosso2, dice, che essi si muovono portati da quattro sfere ciascuno, delle quali la prima e la seconda sono le stesse, ed hanno la stessa posizione che le prime due sfere del Sole e della Luna. Per ciascun pianeta la sfera che contiene tutte le altre gira intorno all’asse del mondo dall’orto all’occaso nello stesso periodo che la sfera delle fisse; la seconda, la quale ha i poli nella prima, fa anche la sua rivoluzione nel senso opposto da occidente in oriente intorno all’asse ed ai poli dell’eclittica in un periodo eguale al tempo che ciascun pianeta sembra impiegare a far il giro di tutto lo zodiaco. (Eudosso) dice quindi che per le stelle di Ermes e di Eosforo la rivoluzione della seconda sfera si fa in un anno, per quella di Ares in due anni, per quella di Giove in dodici, in trenta per la stella di Crono, che gli antichi chiamavano l’astro del Sole.

5. Le altre due sfere (dei pianeti) stanno poi come segue: la terza sfera di ciascuno ha i poli lungo il circolo dell’eclittica, che si può immaginare descritto nella seconda sfera dello stesso pianeta, e si gira da mezzodì a settentrione in un periodo uguale all’intervallo, che ciascuno impiega da un’apparizione all’apparizione seguente3, durante il quale esso prende rispetto al Sole tutte le configurazioni: il quale intervallo i matematici chiamano rivoluzione sinodica4. Questo è diverso per i diversi pianeti, e quindi la rivoluzione della terza sfera non è uguale per tutti (i pianeti); ma, secondo Eudosso, per la stella d’Afrodite dura diciannove mesi, per quella di Ermes tre mesi e due terzi5, per quella di Ares otto mesi e venti giorni6, per le stelle di Giove e di Crono tredici mesi prossimamente per ciascuna. Tale dunque è il moto e il tempo rivolutivo per la terza sfera. La quarta sfera, che è quella


  1. Per brevità, alla perifrasi: circolo che divide per mezzo lo zodiaco, sostituisco la parola eclittica, sebbene questo nome non si trovi usato dagli antichi prima di Achille Tazio, scrittore del quarto secolo dell’era cristiana.
  2. Vedi il passo del libro XII della Metafisica, riferito qui sopra nella Appendice I.
  3. Quando, dopo la congiunzione col Sole, esce dai raggi solari, e forma alla mattina ciò che si chiama apparizione (φάσις) o levare eliaco.
  4. διεξόδου χρόνον. È il tempo della rivoluzione nell’epiciclo secondo il sistema Tolemaico.
  5. ἑν μησὶ τρισὶ δίμοιρον Karsten. Brandis ha la variante equivalente ἑν ἡμέραις δέκα καὶ ἑκατόν.
  6. Questa durata è falsa, ma tutte le edizioni portano tal numero, e così pure il latino di Guglielmo da Meerbeke.