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52 | schiaparelli, | N.° IX. |
rono di mettere d’accordo con essa le conseguenze che derivavano dai principj fondamentali della loro scuola. Da questa tendenza nacque una trasformazione del sistema delle sfere, nella quale fu ammesso l’epiciclo sotto forma di una sfera minore incastrata nella grossezza delle sfere maggiori. Nella figura 21, sia O il centro del mondo, ILKM un deferente concentrico, I il centro di un epiciclo; è manifesto che se con raggi uguali ad OA OB descriviamo intorno ad O due superficie sferiche, BDCE e AFHG, e consideriamo come sfera del pianeta lo strato sferico fra esse compreso; se inoltre immaginiamo che l’epiciclo si costituisca come equatore di una sfera minore AB compresa nella grossezza di quello strato, e che su tale equatore si trovi il pianeta; è palese, che la rotazione simultanea dello strato sferico intorno all’asse del circolo ILKM e della sfera minore intorno all’asse dell’epiciclo I, produrrà lo stesso effetto, che il movimento dell’epiciclo sul deferente, e del pianeta sull’epiciclo. Tale è il sistema delle sfere solide, quale si trova, per esempio, descritto da Adrasto Peripatetico negli estratti che di lui ha dato Teone Smirneo nel suo libro dell’Astronomia, e quale fu ripetuto poi da molti scrittori posteriori fino al secolo XVII, con o senza modificazioni. Questa costruzione forse poteva ancora, fino ad un certo punto, corrispondere alle idee cosmologiche degli Aristotelici, ed in tal senso poteva esser considerata come una derivazione del sistema omocentrico. Ma geometricamente parlando, al sistema omocentrico fu implicitamente e intieramente rinunziato dall’istante, in cui fu ammesso nell’Universo un solo movimento eccentrico rispetto al centro del mondo; e le sfere solide, più che una filiazione delle dottrine d’Eudosso, sono un travestimento di quella degli epicicli. Vera dottrina omocentrica si trova invece ancora presso Alpetragio Arabo, presso Girolamo Fracastoro, e presso il Cosentino G. B. Amici, dei quali il primo nel secolo XII, il secondo ed il terzo nel secolo XVI tentarono nuovamente di spiegare i movimenti celesti con sfere concentriche, rigettando gli eccentri e il moto epiciclico. Ma questi frutti tardivi più non appartengono allo sviluppo organico della scienza, e non formano più parte essenziale della sua storia. Terminerò dunque a questo punto le mie indagini, e sarò pago, se il lettore nel percorrere la presente Memoria avrà provato una piccola parte del piacere, che io ho provato nello scriverla.
APPENDICE I.
Estratto dal libro XII della Metafisica d’Aristotele — Capo VIII1.
Eudosso suppose che il Sole e la Luna fossero mossi ciascuno da tre sfere, delle quali la prima è quella (che si move al modo) delle stelle fisse, la seconda (si move) secondo il (circolo) che passa per lo mezzo dei segni zodiacali, la terza secondo un (circolo) collocato obliquamente nella larghezza della zona zodiacale. (Di questi circoli obliqui) quello secondo cui si muove la Luna è inclinato in maggior latitudine che quello secondo cui si muove il Sole. (E dice), i pianeti esser portati ciascuno da quattro sfere, delle quali la prima e la seconda sono le medesime che per il Sole e per la Luna; perchè quella delle stelle fisse appartiene a tutti, e quella che le succede e produce il movimento lungo lo zodiaco è comune a tutti. Ed i poli della terza esser per tutti collocati sul circolo mediano dei segni; della quarta poi il movimento farsi se-
- ↑ Aristoteles, Græce ex recensione Immanuelis Bekkeri edidit Academia Regia Borussica. Tom. II, pag. 1073-1074. Berolini 1831