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14 Schiaparelli, N.° IX.

estratti dal calendario d’Eudosso, e conosciuto perciò sotto il nome di Papiro d’Eudosso1, è indicato chiaramente, che Eudosso attribuiva alle quattro stagioni una uniforme durata di 91 giorni, eccettuato l’autunno, a cui assegnava 92 giorni, per aver un totale di 365 giorni in tutto l’anno.

Ma la circostanza più singolare e più degna di notizia, che si presenta nella teoria solare d’Eudosso, è la distinzione che in essa si stabilisce fra il piano fisso dell’eclittica e il piano, ivi supposto mobile, dell’orbita solare annuale. Il piano di quest’orbita si suppone, come quello dell’orbe lunare, inclinato d’un piccolo angolo costante sul piano dell’eclittica; ed ai suoi nodi, cioè alle sue intersezioni coll’eclittica, si deve attribuire, giusta Eudosso, un lento movimento secondo l’ordine dei segni. Gli storici dell’astronomia non hanno prestato sufficiente attenzione a questa ipotesi; da altri non fu interpretata bene, e fu scambiata col fenomeno, assai diverso, della precessione degli equinozj. È dunque importante considerare con qualche esattezza questo punto, per togliere l’oscurità in cui si trova ancora avviluppato. Per agevolezza del discorso daremo al fenomeno il nome di nutazione dell’orbe solare.

Simplicio (§ 2) assegna la ragione per la quale Eudosso introdusse la terza sfera del Sole, la quale produce quella nutazione. «Ad Eudosso, egli dice, ed a quelli che furono prima di lui2, pareva il Sole moversi di tre movimenti, cioè di quello che segue la rivoluzione delle fisse, di quello che conduce in senso opposto per i dodici segni, e d’un terzo movimento laterale rispetto al circolo mediano dello zodiaco; il qual ultimo fu concluso da questo, che il Sole nei solstizj estivi ed invernali non sorge sempre dal medesimo luogo dell’orizzonte»3. Apprendiamo da ciò, che già astronomi anteriori ad Eudosso supponevano nel Sole una divagazione nel senso della latitudine, e una variazione dei punti in cui succedono i solstizj e gli equinozj. Cosa che parrà strana a chi oggi studia gli elementi dell’astronomia sui libri, ma che non era strana per nulla in uomini, i quali doveano stabilire col soccorso d’imperfette osservazioni i primissimi fondamenti della scienza. Ai primi astronomi, che si occuparono del movimento dei sette astri erranti, le deviazioni della Luna e dei cinque pianeti minori in latitudine, dovettero manifestarsi assai presto dal paragone immediato colle stelle fisse. Non era dunque per essi nè agevole, nè naturale il supporre, che, unico fra tutti, il Sole non si permettesse alcuna deviazione dal circolo mediano dello zodiaco. Forse il paragone diretto della posizione del Sole con quella delle stelle fisse vicine avrebbe potuto trarli d’inganno; ma questo paragone non era possibile allora. Le osservazioni fatte col gnomone, e la determinazione del punto dove il Sole si leva e tramonta nell’epoche dei solstizj, non erano nè sufficientemente esatte, nè facili a


  1. Questo papiro, del quale Boeckh ha fissato con certezza l’epoca nell’intervallo compreso fra gli anni 190-193 avanti Cristo, e che contiene molti dati relativi al calendario, anche di astronomi posteriori ad Eudosso, si conserva al Museo del Louvre a Parigi. Per maggiori informazioni leggasi: Beunet de Presle, nel vol. XVIII delle Notices et Extraits de la Bibliothèque du Roi, parte II; Boeckh, Ueber die vierjährigen Sonnenkreise der Alten; p. 197-226: Letronne, Journal des Savants, anno 1839. Estratti, che hanno relazione col presente argomento, furono pubblicati nel greco originale da Wachsmuth, in calce alla sua edizione del libro De Ostentis di Giovanni Lido, pubblicata da Teubner, Lipsia 1863, pp. LIX, e 273-275. Si usa chiamarlo papiro d’Eudosso, perchè contiene scritto a tergo un acrostico di dodici versi, dei quali le lettere iniziali formano le parole Eὕδόξον Tἐχνη, Ara Eudoxi. Secondo l’opinione di Boeckh e di Mommsen (vedi Boeckh e Wachsmuth nei luoghi citati), questo curioso avanzo dell’antichità sarebbe come uno di quei quaderni, che i Tedeschi chiamano Collegienhefte, nei quali gli studenti usano scrivere bene o male quanto voglion ritenere delle lezioni dei professori. Esso è infatti pieno di errori, e redatto senza ordine alcuno.
  2. Eὕδόξω χαὶ τοὶς πρὸ αυτοῦ
  3. ... χαὶ γἀρ χαὶ τοῦτο χατείληπτο δχ τοῦ μὴ χατἀ τόν αῦτὸν ἀεὶ τὸπον ἐν ταῖς τροπαῖς ταῖς θεριναῖς χαὶ χειμεριναῖς ἀνατελλειν