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88 EMILIO SALGARI

di mummie, sparavano rabbiosamente sopra un’orda di belve feroci, le quali si sforzavano di conquistare il rifugio.

Dalla parte della penisola, numerosi colpi di fuoco rimbombavano, e divenivano sempre più distinti.

Molti wynchesters dovevano essere in giuoco, maneggiati da un buon numero di Sioux.

Forse Minehaha in persona, o il vecchio Nube Rossa, guidavano i guerrieri, eccitandoli alla distruzione delle belve, le quali formavano una barriera troppo pericolosa ad attraversarsi.

Urli spaventevoli, muggiti, ruggiti, ululati si alzavano di quando in quando, coprendo perfino il fracasso delle armi da fuoco.

La sorte di quelle povere bestie ormai decisa, poichè non potendo esse rifugiarsi nella gran caverna, la cui porta sembrava tramutata nella bocca d’un vero vulcano, e bersagliate senza posa dai guerrieri rossi, che s’avanzavano attraverso i canneti scaricando le loro armi a ripetizione dovevano infallantemente cadere in massa sulla gradinata della caverna misteriosa.

— Mummie! mummie! — gridava John. — Bisogna risparmiare le munizioni.

Lasciate agl’indiani l’incarico di spazzare via, orsi, giaguari, coguari e lupi. —

Le disgraziate carcasse dei sakems degli Atabask e delle loro mogli, strappate dagli sgabelli, venivano senza posa scaraventate in quella specie di forno, e facevano dei veri capitomboli quando scoppiavano.

Non vi era da temere che le belve tentassero di attraversare quella puzzolente barriera di fuoco, che tuonava come se dentro quelle carcasse ci avessero messo dei pedardi.

I due scorridori si erano ritirati dietro lo stipite di destra, formato da una rozza e massiccia colonna grossolanamente scolpita; il capitano e l’indian-agent si erano messi al sicuro dietro a quello di sinistra, poichè più di una palla aveva attraversata la barriera di fuoco sibilando nel salone.

Nessuno più sparava: tutti ascoltavano in preda ad una estrema angoscia.

Una spaventosa battaglia doveva essersi impegnata fra le ultime belve ed i guerrieri indiani, a giudicarlo dagli urli, dagli spari, dai rantoli.

I wynchesters non dovevano tardare ad avere ragione contro il gruppo ormai tanto assottigliato e terrorizzato dai fumo o dalle scintille, che irrompevano con estrema violenza attraverso la porta a cagione della grande corrente che entrava dalla finestra aperta sulla rapida.