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Capitolo VI.
La traversata della penisoletta e dell’istmo fu compiuta tranquillamente dai quattro uomini e dalla giovine indiana, quantunque le belve, più che mai eccitate, li avessero continuamente seguìti, dando segni di estrema irritazione.
Sandy-Hook si era voltato già parecchie volte coll’intenzione di prenderle a colpi di carabina, ma John lo aveva sempre trattenuto dicendogli:
― Non ci fate mangiare troppo presto!
― Uhm! ― aveva risposto il bandito. — Se non sarà oggi sarà domani.
Le nostre bistecche finiranno nei ventri degli orsi, dei giaguari, dei coguari ed anche dei lupi.
Di quella domatrice mi fido ben poco. ―
Dopo un quarto d’ora giungevano alla immensa caverna. Sul pianerottolo li aspettavano Harry e Giorgio armati di rifles.
L’incontro col bandito fu abbastanza cordiale. Lord Wylmore invece rimase freddo come un pezzo di ghiaccio, come se non li avesse mai veduti.
Erano, è vero, trascorsi cinque anni dall’ultima insurrezione di Sitting-Bull, perciò poteva non riconoscere i due famosi scorridori della prateria che l’avevano accompagnato alla caccia dei bisonti insieme coll’indian-agent.
― Questo è un vero palazzo incantato! ― esclamò Sandy-Hook, appena si trovò dentro l’immensa sala. Peccato che tutte queste mummie possano toglierci l’appetito!
E quella luce! L’avevo già notata, e non sapevo spiegarmi da che cosa provenisse.
― Ed ora ne sapete meno di prima! ― disse il signor Devandel.
― È luce elettrica.