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LE SELVE ARDENTI 221

Hip! Hip! Hurrà! Bravo! — gridò l’inglese con vivo entusiasmo, battendo le mani.

Il bisonte, imbottito di piombo, curvò la massiccia testa, fissando con un ultimo sguardo pregno di collera il suo uccisore, mandò un lungo muggito e finalmente cadde affondando nella neve fino al ventre.

Lord Wylmore si era subito lasciato cadere a terra e raccoglieva innanzi tutto la sua carabina e la rivoltella.

Caricò l’una e l’altra, poi mosse verso il conduttore di feretri, il quale stava strappando al bisonte la lingua.

― Mister, — gli disse, — buon appetito.

Il ruvido canadese lo guardò un po’ di traverso e rispose con un leggiero cenno del capo.

Il lord se la prese subito.

— Voi non conoscermi più?

— Mi pare infatti di avervi veduto qualche giorno fa — rispose asciuttamente il conduttore di feretri.

— E voi non ricordare quando noi avervi salvato dai lupi, brigante!

— Brigante?

— Facchino!

— A chi? — domandò il canadese, incrociando le braccia con un gesto di sfida.

— A te.

— Sapete chi sono io?

— Un brigante che porta i morti.

— Siete pazzo, mister?

— Io mister? No, io essere milord pari della Camera d’Inghilterra. —

Il canadese alzò sdegnosamente le spalle, e rispose:

— E io sono francese.

— Non esservi più francesi nel Canadà — rispose il lord. — Tutti inglesi.

— Potreste ingannarvi, mister.

— Io avervi detto chiamarmi milord, portatore di morti. Io non essere mai stato un becchino come te.

— E volete? Io non ho tempo da perdere per nessun milord inglese.

— Io volere montare su vostra slitta. Mio cavallo essere stato sbudellato da bestia cattiva ed io non poter camminare.

— I miei cani non possono portare più di due persone.

— Io e voi.

— V’ingannate; ho ancora il feretro con me, milord.

— Non avere i lupi mangiato morto?