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LE SELVE ARDENTI 215

L’inglese, temendo che il ghiaccio non fosse dappertutto egualmente spesso, avanzava con prudenza senza spingere il cavallo.

Dei crepitii poco rassicuranti si udivano infatti sotto lo zampe ferrate, tuttavia la traversata fu compiuta felicemente, e lord Wylmore potè rimettersi novamente sulle tracce della mandra.

Si sarebbe detto che si era promesso di fare una vera collezione di lingue di maschi e di femmine adulti e di vitelli, per regalarla forse più tardi a Minehaha.

Aveva lanciato novamente il mustano al galoppo, ma percorsi cinque o seicento metri, si arrestò, indeciso fra l’avanzare o tornare al più presto verso il fiume.

Due colossali maschi, staccatisi dalla mandra, si erano provocati a duello e si assalivano con furia feroce, avventandosi tremende cornate, strappandosi ciuffi di peli e lembi di pelle sanguinante.

Come abbiamo detto, anche se perseguitati a colpi di freccia o di fucile, quei colossi preferiscono proseguire la loro strada, pur tentando di coprire coi loro corpi le femmine ed i vitelli.

Se rivalità per una femmina scatena la loro gelosia, allora, non temono più nessuno, ed assalgono coll’impeto selvaggio dei bufali africani ed asiatici i quali sono i più pericolosi di tutti.

Lord Wylmore, che dai molti anni batteva la bassa prateria, sempre in compagnia dei famosi scorridori, lo sapeva, e perciò si era fermato.

— Aho! esclamò. — Questo essere bello duello. Io vedere e poi sparare. —

Armò per precauzione la carabina, si mise la Colt nella cintura ed attese il momento di fare un buon colpo.

I due animalacci non si erano ancora accorti della presenza di quell’intruso, e si picchiavano con crescente furore, per chi sa quali occhi bruni di femmina della manada.

Le lotte dei cervi, dei coribou, delle grandi alci sono sempre impressionanti, ma quelle dei bisonti le superano, poichè sono due enormi masse di carne che si scagliano l’una contro l’altra, coll’impeto d’un ariete o meglio, di due barche da pesca spinte da un fortissimo vento.

E non si tratta d’una lotta di pochi minuti, ma di ore, poichè l’uno o l’altro degli avversari deve rimanere sul terreno.

È vero bensì che anche il vincitore, la maggior parte delle volte, cade e spira a fianco del vinto dopo un’agonia più o meno lunga.

L’inglese si teneva a debita distanza dietro un gruppo d’aceri; non osando spingersi innanzi, quantunque armato benissimo.