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Capitolo XX.


La caccia di lord Wylmore.


Lord Wylmore, quantunque maniaco e semi-pazzo, non era uomo da spaventarsi per un duello, fosse condotto secondo le regole europee o quelle americane.

Lasciato l’accampamento, si era lanciato nella foresta colla ferma intenzione di mandare una buona palla attraverso il corpo del capitano.

Disgraziatamente per lui, preso dalla sua vecchia bisontite acuta, dopo aver percorso un paio di miglia, si era imbattuto nella mandra di ruminanti, che il signor Devandel doveva incontrare più tardi, ma in minor numero.

Erano più di quattrocento, divisi in due grosse schiere, guidati da vecchi maschi armati di corna imponenti.

L’inglese si dimenticò subito della partita d’onore e si mise in caccia gridando allegramente:

Hip! Hip! Hurrà!

Fiancheggiò la seconda schiera e raggiunse la prima per arrestarla nella sua marcia a colpi di fucile e di rivoltella.

Come si sa, i bisonti, malgrado il loro aspetto terribile e la loro mole veramente gigantesca, sono animali stupidissimi che sì lasciano ammazzare senza rivoltarsi.

E dire che con quelle corna potrebbero benissimo sbaragliare uno squadrone di cavalleggeri e mandare i cavalli a gambe levate!

Solamente nella stagione degli amori i maschi diventano pericolosi e, se vengono disturbati nel loro combattimenti, non esitano un solo istante ad assalire il cacciatore che tenta avvicinarli.

Lord Wylmore, il quale ormai, come abbiamo detto, non pensava più al duello lanciò audacemente il mustano dietro la colonna, mandando grida altissime, sparò una fucilata contro una grossa femmina che si era sbandata, colpendola al cuore.