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200 | EMILIO SALGARI |
— Ne sono convinto — rispose lo scorridore sorridendo. — Ecco un bandito non meno originate di quel maniaco. —
Lord Wylmore, un po’ seccato forse di quella prima lezione che doveva avergli indolenzite le costole, roteava i pugni come se studiasse qualche gran colpo.
Il bandito, sicuro del fatto suo, conservava una immobilità assoluta.
Piantato sulle massicce gambe, col corpo un po’ inclinato indietro, sembrava un pezzo di roccia pronto a sostenere qualunque urto.
Forse nemmeno un colpo d’ariete sarebbe riuscito a smuoverlo dalla sua posizione d’attacco.
― E dunque, milord? — chiese, vedendo che l’inglese continuava a roteare i pugni senza decidersi. — Avete scordato i bei colpi che vi ho insegnato? Fatevi vivo, belzebù sagrato! Io vi aspetto!
― Io studiare mio fisk-shoc — rispose l’inglese.
— Mi fate perdere del tempo.
— A me non importare.
― Ed intanto Minehaha guadagnerà terreno, e noi non la potremo più raggiungere. ―
L’inglese parve riflettere su quel nome, poi fece uno scarto dicendo:
― Mie gambe essere lunghe, mio portafoglio sempre pieno chèque pagabili a vista, anche nel Canadà.
Mister brigante, lasciate tranquillo mio amore e dare a me lezione. —
Il bandito proruppe in una clamorosa risata, alla quale fecero eco i quattro scorridori.
— Il vostro amore! — gridò poi. — Vedrete come la prima notte del matrimonio, se si lascerà sposare da voi, accomoderà la vostra capigliatura!
È vero bensì che dei capelli ne avete pochi e così brutti, così grossolani che somigliano molto ai peli degli orsi grigi.
— Voi non interessarvi miei affari! — rispose serio l’inglese. — Io pagare sempre.
— Le pelli-rosse si comperano a colpi di fucile, milord. Dovreste ormai saperlo.
— Io non avere tempo da perdere. Briganti parlare troppo.
— E allora torniamo a picchiare. —
Un secondo pugno colpì l’inglese all’altezza della spalla sinistra e lo abbattè come un vecchio albero colpito dal fulmine o sradicato da un tornado.
— Minehaha a me costare troppi pugni! — disse il maniaco. — Basta lezione.