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184 | EMILIO SALGARI |
— Un feretro, avete detto? — esclamò Sandy-Hook, gettando uno sguardo sulla slitta, sulla quale si vedeva una massa oblunga che aveva tutte le apparenze di una cassa da morto.
— Vi stupite?
— Certo.
— È un mestiere come un altro — rispose il conduttore di cani sorridendo. — Gli yankees sono molto originali quando hanno del denaro da spendere; e ne guadagnano molto in quelle miniere.
Quando uno muore, desidera al pari dei cinesi, farsi seppellire in patria, ed io l’incarico di condurre i morti al loro villaggio o nelle loro città.
— E guadagnate? — chiese John.
— Assai più dei minatori. Essi trovano molto oro sulle rive del lago, ma muoiono in gran numero ed i trasporti sono più frequenti di quello che credete.
Guardate: il trasporto di questo cadavere mi è stato pagato cinquecento dollari. È vero bensì che la via è lunga e che i pericoli da affrontare non si contano. Per esempio, la notte scorsa i lupi, sentendo forse l’odore del morto, mi assalirono e dovetti consumare più di cinquanta cartucce, che non furono sprecate ve lo assicuro.
— Siete un valoroso — disse Sandy-Hook. — Vi ammiro, sì, ma io non farei mai il vostro mestiere. —
L’uomo barbuto, un canadese certamente, alzò le spalle, guardò il feretro caricato sulla slitta colla stessa indifferenza d’un becchino che si prepara a seppellire un cadavere qualunque e poi disse:
— Io guadagno abbastanza senza logorarmi la vita nelle miniere, e basta.
— Un po’ selvatico l’amico! — borbottò Harry. — Eppure l’abbiamo salvato ora da una morte certa. —
Poi, alzando la voce, chiese:
— Avete veduto degl’indiani salire verso il nord?
— Io non ho veduto che dei lupi ― rispose il conduttore di feretri quasi brutalmente.
— Volete ripartire? — chiese il signor Devandel un po’ seccato.
— Viaggio più di notte che di giorno.
— Allora buon viaggio.
— Buona notte, signori. —
Si sedette sulla cassa, la quale era coperta da una pelle di bisonte, prese la frusta a manico corto colla correggia lunghissima e mandò un fischio acuto.