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LE SELVE ARDENTI 155

E forse questa è l’ultima che si trova in tutto l’accampamento.

— Avrei preterito che mi avessero mandato Sandy-Hook alla testa degli americani — rispose l’indian-agent.

— Che sia morto? — domandò il signor Devandel.

— Chi lo sa? I lupi possono averlo divorato; può aver incontrato qualche orso grigio affamato o qualche banda di esploratori indiani.

Chi potrebbe dirlo? —

E furono le ultime parole che si scambiarono durante l’intera giornata, poichè un grande scoraggiamento si era impadronito di loro.

Non era il pensiero della morte che li faceva fremere; ma quello delle orribili torture del palo indiano che avrebbero dovuto subire.

Che cosa avrebbe inventato di nuovo la piccola giaguara per farli soffrire di più?

La corsa delle verghe, le schegge di legno cacciate sotto le unghie, le micce solforate accese e strette fra dita e dita, un carbone ardente cacciato dentro l’orbita d’un occhio prima vuotata colla punta d’un coltello, un fuoco acceso sul ventre ed alimentato da rami resinosi, sarebbero bastati per farli lentamente morire?

Di ora in ora che il sole si abbassava, un’angoscia indescrivibile si era impadronita dei quattro prigionieri.

Morire di fronte al nemico, colle armi in pugno, fra l’acre odore della polvere, il luccichìo delle sciabole o dei tomahawks, ubriacati dagli urli di guerra e travolti in una carica spaventosa, sarebbe stato niente per quegli uomini che da anni ed anni lottavano sulle frontiere del Far-West, sfidando ogni giorno la scotennatura.

Già il sole stava per tramontare e quattro pali della tortura erano stati rizzati dinanzi alla tenda di Minehaha, ed i guerrieri si erano dipinti in rosso, in giallo ed azzurro per la grande festa, quando un cane dell’accampamento mandò un ululato lunghissimo. John era balzato in piedi col volto un po’ smorto ma col sorriso sulle labbra.

— Questo cane annuncia il nemico! — disse. — Gli yankees vengono. Che Dio mi danni per tutta l’eternità se io m’inganno!

Ah, Sandy-Hook, anche se tu sei stato un terribile bandito, io ti bacerei! —

All’urlo del cane avevano risposto altri urli.

I guardiani a quattro gambe dell’accampamento avevano fiutato il nemico.

Pochi istanti dopo, alcuni cavalieri giungevano a briglia sciolta, gridando:

— All’armi! I larghi coltelli dell’ovest!