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128 | EMILIO SALGARI |
— Se non volete non venire, milord, restate pure accanto al fuoco. Io non sono un egoista come voi.
— Aho! Io seguire mio maestro di boxe.
— Sanguisuga!
— Voi volete dire?
— È una mia espressione che voi non comprenderete mai, perchè non siete stato un brigante della prateria.
— Io avere capito.
— Un corno! — borbottò il bandito, mentre levava da una cassa due grosse rivoltelle ed un altro rifle.
Poi, alzando la voce, disse:
— Milord, prendete delle munizioni e due sacchetti di pemmican. Forse ne avremo bisogno nella prateria. E non dimenticate la pentola.
— Yes, mister brigante, — rispose l’inglese.
— Siete pronto?
— Sempre.
— Andiamo.
— E nostra capanna?
— La lasceremo agli indiani, se per caso la scopriranno. —
Staccò la lanterna, chiuse violentemente la porta, barricandola alla meglio con due traverse; poi, seguìto dall’inglese, si diresse verso la tettoia, gridando:
— Su, poltroni! Avete mangiato abbastanza! Ora dobbiamo correre. —
I due mustani ed anche le due mule del Texas si alzarono udendo la voce ben nota del padrone.
Il bandito, aiutato dall’inglese, in pochi minuti li bardò tutti e quattro, appese all’arcione dei mustani i rifles e mise nelle fondine le rivoltelle, poi li condusse fuori.
Soffiava sempre impetuoso il vento sull’alta prateria gelata, ed i lupi, non ancora soddisfatti della magra cena offerta loro dal colpo di navaja del bandito, ululavano più forte che mai.
— Udire voi, mister brigante? — chiese l’inglese.
— E poi? — domandò il bandito con voce tranquilla.
— Mangiare noi.
— Le due mule del Texas forse, ma non le mie gambe, milord. E poi non ho mai avuto paura dei lupi, io! Avevo paura di quelli a due gambe e non di quelli a quattro, e con una coda per giunto. In sella, milord. —
L’inglese, buon cavallerizzo, fu pronto ad obbedire.
Sandy-Hook non fu meno lesto.