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Per la menzione che del Fantini si fa nella citata lettera del 21, è manifesta la relazione che ha colla nota lettera rinvenuta presso il Venanzi. Son queste tre circostanze, le quali non potevano conoscersi che dal Fausti, o da nessuno meglio che dal Fausti. La lettera del Fantini era a lui diretta, egli spedizioniere addetto all’ambasciata di Francia, gentiluomo ed intimo del Cardinale Segretario di Stato, non poteva non conoscere le pratiche segrete fatte pel De Angelis, egli che mentre ammetteva l’abboccamento con monsignor Matteucci, ammetteva pure di non averne parlato soltanto in famiglia, e con altro soggetto per lui rispettabile e scevro da qualsiasi sospetto La difficoltà pertanto, o meglio l’impossibilità che altri in sua vece potesse in una lettera racchiudere questi concetti che si riferivano a cose note a lui solo, sembrò al Tribunale rilevarsi abbastanza da sè stessa.

Così la Sentenza: e non v’è dubbio che se non potesse esservi altri, a cui quelle particolarità riferentisi a fatti veri, potessero essere ottimamente note, l’argomento che se ne deduce avrebbe un peso gravissimo.

Ma è egli vero che non potessero esistere altre persone, alle quali quelle particolarità fossero note e pienamente note? È falso. V’era chi per la sua posizione e pel suo ufficio poteva benissimo aver risaputo l’abboccamento del Fausti col Matteucci, v’era chi non poteva non conoscere per la sua posizione e pel suo ufficio le pratiche fatte pel De-Angelis, la lettera relativa al Fantini. — Potevano esser molte queste persone? L’abboccamento avvenuto fin dal Natale dal 1862 e non già nei giorni prossimi alla carcerazione del Fausti, poteva pure esser noto a più d’uno.1 — Chi poteva

  1. Importava di interrogare giudizialmente il Matteucci per porre in solo una circostanza abbastanza importante, ma non fu fatto, non si volle. S’interrogò peraltro privatamente, il Dionisi, che a pag. 58, 59 della Difesa potè dire: «Soltanto è vero che in un tempo non vicino all’arresto del mio cliente, bensì anteriore alle feste natalizie del 1862, si diè un eventuale incontro di lui coll’inclito prelato, e forse cadde in acconcio il far parole dell’abuso di nome nella direzione delle lettere, come si era praticato verso monsignor vescovo d’Aquila,